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ou un réalisme allant jusqu’aux eonséquences extrěmes de son premier principe, 9, per dir meglio, è un realismo che non ama cogliere che uno speciale aspetto della realtà.
Verità rivelata: ciò che dalla Chiesa è ritenuto vero per virtú di rivelazione (V. questa parola).
Verità vera: è una ben curiosa locuzione! La chiosa è troppo facile, e si può lasciare a chi legge.
Veritas odium parit: V. Obsequium, etc.
Vermeil: fr., argento dorato. | Vermeil etimologicamente vale vermiglio.
Vermout e Vermouth: sono prevalenti scritture alla francese, in italiano vermut: secondo i toscani vermutte, nota specie di vino bianco medicato. Neologismo tolto dai francesi che lo tolsero alla lor volta dal tedesco. Wermut = assenzio, radice contro i vermi? (Secondo il Kluge op. cit. è voce di origine incerta). La fabbricazione del vermut è fatta specialmente in Piemonte e forma oggetto di notevole esportazione.
Vermout d’onore: vermut dato per onorare publicamente ospiti o personaggi (V. Vermout).
Vernio: antico e bell’aggettivo (vernereccio, bacìo), vivo in alcuni dialetti e campagne, come opposto di solatio (cioè verso tramontana).
Vernissage: si chiama in Francia vernissage la visita di un’esposizione di belle arti alla vigilia della sua apertura ufficiale, visita alla quale non sono ammessi che pochi e privilegiati invitati. Parecchi decenni addietro i pittori dipingevano su tele con imprimitura ad olio e allora, ad opera finita e ben asciutta, vi si passava sopra una mano di vernice trasparente. Quest’operazione si faceva alla vigilia dell’apertura della esposizione, perchè per lo più le opere, finite appena pel giorno della consegna, mancavano della vernice, onde il nomo di verniciatura (vernissage). Ma dacchè è prevalso il sistema di dipingere su tela preparata a gesso, su tavolette, etc. etc., la verniciatura dell’opera non è più necessaria, tuttavia perdura l’usanza della ammissione preliminare nelle sale della esposizione dogli artisti-autori di persone privilegiate, e questa visita conservò il nome di vernissage.
Ver rongeur: voce del gergo francese, vale il cocchiere preso ad ora. (Rode, nell’attendere, la borsa del cliente).
Ver sacrum: lat., primavera sacra. Voce storica che significò il voto presso gli antichi popoli italici di sacrificare agli Dei tutte le primizie dell’anno. Gli uomini che erano così sacrificati, si mandavano, come getto o pollone, fuor de’ confini per formar nuova patria.
Versaiuolo: è detto familiarmente e per ispregio dei fabbricatori di versi. NB, La passione del comporre versi è un’antica e ben nota forma di malattia intellettuale italiana.
Versamento: dicesi dei pagamenti che vengon fatti presso le Banche mediante distinta nella quale vengon specificate le valute. Dicesi pure degli esattori per le somme dai medesimi riscosse, e che vengono versate ai tesorieri. Dal fr. versement, e perciò notata dai puristi, i quali consigliano pagamento: ma versamento pare oramai voce tecnica nei sensi su detti.
Versante: è voce tecnica per indicare le linee di displuvio di una catena di monti (spartiacque o crinale montano). È neol. tolto dal fr. versant. I puristi consigliano pendio, declivio, acquapendente, ma i geografi seguitano a dire versante ancorchè il Rigutini avverta essere «voce inutile, introdotta non per arricchire, ma per impoverire la lingua». Scommetto però che anche la Crusca, quando arriverà al V, dovrà registrare questa parola.
Versascioltaio: voce letteraria, coniata dal Baretti in ispregio dei frugoniani, ultima maniera arcadica, terribili facitori di versi sciolti: così pure è del Baretti sotto il pseudonimo di Aristarco Scannabue nella sua Frusta Letteraria, la parola pastorelleria, contro lo svenevolezze dell’Arcadia (Cfr. la famosa opera del Settecento Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori).
Versione: por narrazione di un fatto con speciale interpretazione, spiace ai puristi. È infatti dal francese: version = maniere de raconter un fait.
Verso: propriamente verso-folio. Gli