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Uscirne o cavarsela pel rotto della cuffia: locuzione familiare per, «cavarsela da un rischio, o da un’angustia, o da una prova senza danno e spesa, fortunatamente, bene». Questa locuzione pare tolta dall’antico giuoco medioevale del Saracino o della quintana. Il colpo ritenevasi buono dai giudici del campo benché il corridore fosse colpito nella cuffia.

Uscito fuor del pelago alla riva: verso dantesco [Inf. , I) divenuto patrimonio del linguaggio familiare, e per lo piú usato con senso faceto o per pericoli di lieve conto.

Usque ad finem: lat. fino alla fine; usasi il motto per indicare ínsisteMxa^ costanxa. pertinacia.

Ustionare: verbo neoL, da ustione^ scottare^ bruciare. Farmi voce superflua, ove non la si voglia trovar necessaria per il fatto che è meno comune e non volgarmente intesa; quindi pare voce piú adatta al linguaggio scientifico, il quale, pure in questa felice etá democratica, si compiace di troppo di parole difficili e perciò piú venerande.

Usucapione: antica parola del diritto romano, che indica il diritto di possesso di una data cosa per effetto del lungo uso. Da Msws = uso e ca^aere =: prendere, prendere a cagione dell’uso. Familiarmente si dice talora usucapione per indicare un diritto a qualche bene per il fatto della prima occupazione.

Usus magister est optimus: Cicerone, Pro Rabirio Postumo, 4, e De Oratore.^ I, 4.

Usus te plura docebit: lat., Vuso ti insegnerá molte cose. Si legge tale sentenza, nell’antica Prosodia del Porrctti.

Ut desint vires tamen est laudanda voluntas: lat., pur 7nancando le forxe^ tuttavia è da lodarsi il buon volere (Ovidio, Epist. ex. Patito, HI, 4, 79).

Utensíle: e non utènsile, come intesi diro da molti meccanici ed ingegneri di Lomhardia, lat. utensília.

Utile dulcl: lat., l’utile congiunto al bello., al dilettevole., e por lo piú si dice con riferimento all’opera d’arte in cui il Mucotto etico si unisce all’estetico. Massima dedotta da Orazio, Arte Poetica, 343, 344:

Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci, lectorem delectando pariterque monendo.

Utilitarismo: fr. utilitarisme, ingl. utilitarianism: teoria etica (praticata praesertini da chi non è filosofo) che riguarda l’adattamento ad un fino utile come criterio morale: der. utilitarista ed utilitario. Es. morale utilitaria. Parola-indice della civiltá presente, nella quale parola comunemente si intende l’esclusione di ogni idealitá lontana ed eroica. V. Positivismo. Queste parole sono riprese dai puristi, necessarie nell’uso. Quanto al concetto filosofico esso è assai antico.

Utilizzazione: (fr. utilisation)\ utilizzabile (fr. utilisable); utilitario (fr. tttilitaire) che segue il concetto filosofico dell’Utile: utilitarismo (fr. utilitarisme), sono tutte parole che, come appare dal riscontro fra parentesi, ci provengono dal francese: ai puristi, in maggior o minor grado, dispiacciono, e i dizionari le registrano a spizzico: l’uso le consacra tutte. Inoltre, accolto come è da tempo il verbo utilizzare, è troppa pretesa non volere i derivati, quando tornano facili ed acconci, anche se di conio francese ( Utilitare , fuor d’uso, usare, sfruttare, far tesoro, giovarsi, mettere a profítto sono le parole nostre sinonimo).

Ut impleatur scriptura: locuzione curiale (?) talora usata familiarmente per indicare il compimento delle formalitá prescritte.

Utínam !: esclamazione latina ; vale , voglia il cielo, ínagari, include speranza ed augurio, e si dice con speciale intendimento, come da questo istruttivo periodo di Alessandro d’Ancona: «il Parlamento americano ebbe anni addietro a porre un limite alla larghezza di doni o lasciti in danaro che dai privati si facevano alle biblioteche, giá esistenti o da fondarsi; aggiungeva però che un tal ordino non aveva frenato la benefica usanza e si era presto trovato il modo di eludere la leggo. Fra noi, pur troppo, non si verifica il bisogno di una legge consimile! Ma ci contontorommo so qui devo fioriscono gli aranci e s})irano gli zoffíri, lo biblioteche non bruciassero, come a Torino, non stessero in presente pericolo