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Tep | — 482 — | Ter |
camorrista, mafioso e simili. Teppista in Milano è il nome dato a persona appartenente alla feccia sociale; disoccupati per mestiere, che attendono a distruggere (vandalismo), violentare, mangiare e bere senza pagar scotto, se non di busse, e, all’occasione, a rubare. La teppa non ha ordinamento come la camorra e la màfia. È sopratutto sfogo di brutalità. Il nome è relativamente recente. Nel Cherubini (op. cit. ed. 1841) non è voce notata se non nel senso di muschio, borraccina, che tale è il senso di teppa. Il basso gergo odierno ha i sinonimi ligera, fil de fer. Di questa teppa, disdoro della capitale (che si vanta del titolo di morale, datole dal Bonghi), parla a lungo il Rovani ne’ suoi Cento Anni, libro XVIII, § 9, il quale ne racconta le origini: «Tra gli anni 1816 e 1817 non pochi di codesti giovani, attratti da un’indole congenere, si trovarono insieme e si confederarono; e non avendo un nemico propriamente detto da combattere, si accinsero, per passatempo e a sfogo di umori acri, a tribolare il prossimo. Cominciarono da principio con alcune risse, spontaneamente offerte dall’occasione, di poi, l’esito più o meno fortunato di quelli, li venne impegnando grado a grado a un sistema di offesa e di difesa; in seguito, acquistandosi qualche fama per frequenti e chiassose vittorie, si diedero, come avevan fatto un tempo i paladini e poscia i capitani di ventura, a fiutare dappertutto dove vi fosse da menar le mani, da metter la via a rumore, da portare lo scompiglio in qualche pubblico o privato convegno, da disturbare qualche crocchio di persone. Codeste loro imprese, al pari dei melodrammi, si dividevano in serie, semiserie e buffe. In generale però, nella loro intenzione, meno qualche caso di vendetta, non avevano mai fini nè seri, nè colposi, bensì avveniva spesso che una soperchieria fatta da essi per ridere e passare il tempo, producesse poi degli effetti gravi, e qualche volta anche funesti». (La Compagnia della Teppa). I teppisti ebbero tale nome dal luogo, coperto di muschio borraccina (teppa) dove avevano quartier generale. Almeno così è probabile. |Lôcch: vale stordito, intontito, (cfr. il romanesco tonto), e pare voce di origine spagnuola, loco. Dicesi specialmente per mariuolo, barabba, gente da strada, specie di teppista, ma è voce che non esce dal dialetto.
Teratologìa: voce scientifica comune, alle lingue culte: (gr. [testo greco] = mostro e [testo greco] = trattato): studio delle anomalie e delle mostruosità degli esseri organizzati.
Terebrante: detto di dolore, vale perforante (lat. terebrare = forare). Dal francese térébrant.
Terminale: agg. di termine, quindi finale. Voce antica e non comune; se talora la si riscontra, è — credo — per effetto del francese terminal. V. ciò che è detto alla parola Platea.
Termine (mezzo): per via di mezzo (ripiego, pretesto), riprendesi dai puristi come gallicismo: così riprendesi mezza misura. Anche le locuzioni a termini di legge (meglio, caso mai, ai termini della legge) per secondo, conforme; essere in buoni termini per essere in buon accordo, in armonia, si riprendono dai puristi come gallicismi.
Termochimica: quella parte della termologìa ([testo greco] = caldo) che si occupa dello studio delle quantità di calore che si svolgono nei fenomeni chimici. Il Berthelot è uno dei fondatori di questo importante ramo della scienza.
Termopili (le): noto e glorioso nome storico del passaggio litorale che dalla Tessaglia conduceva nella Grecia di mezzo, difeso da Leonida contro i Persiani. Questa parola ricorre estensivamente per indicare il punto strategico della difesa militare di un dato territorio.
Terramara: neologismo del linguaggio degli archeologi. Questa parola è corruzione di contadini emiliani di terra marna. Essa fu accettata ed introdotta nell’uso scientifico dagli illustri archeologi nostri, Pigorini e Strobel: i quali pure formarono il vocabolo terramaricoli per indicare gli abitanti delle terremare, stazioni della pura età del bronzo (prischi Latini). Sono le prime città italiche.
Terramaricoli: abitatori (lat. colere =