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camorrista^ mafioso e simili, in Milano è il nome dato a persona appartenente alla feccia sociale ; disoccupati per mestiere, che attendono a distruggere (vandalismo), violentare, mangiare e bere senza pagar scotto, se non di busse, e, all’occasione, a rubare. La teppa non ha ordinamento come la camorra e la máfia. È sopratutto sfogo di brutalitá. Il nome è relativamente recente. Nel Cherubini {op. cit. ed. 1841) non è voce notata se non nel senso di muschio., borraccina., che tale è il senso di teppa. Il basso gergo -odierno ha i sinonimi ligera^ fil de fer. Di questa teppa., disdoro della capitale (che si vanta del titolo di morale., datole dal Bonghi), parla a lungo il Eovani ne’ suoi Cento Anni, libro XYIII, § 9, il quale ne racconta le origini: «Tra gli anni 1816 e 1817 non pochi di codesti giovani, attratti da un’indole congenere, si trovarono insieme e si confederarono ; e non avendo un nemico propriamente detto da combattere, si accinsero, per passatempo e a sfogo di umori acri, a tribolare il prossimo. Cominciarono da principio con alcune risse, spontaneamente offerte dall’occasione, di poi, l’esito pili meno fortunato di quelli, li venne impegnando grado a grado a un sistema di offesa e di difesa; in seguito, acquistandosi qualche fama per frequenti e chiassose vittorie, si diedero, come avevan fatto un tempo i paladini e poscia i capitani di ventura, a fiutare dappertutto dove vi fosse da menar le mani, da metter la via a rumore, da portare lo scompiglio in qualche pubblico o privato convegno, da disturbare qualche crocchio di persone. Codeste loro imprese, al pari dei melodrammi, si dividevano in serie, semiserie e buffe. In generale però, nella loro intenzione, meno qualche caso di vendetta, non avevano mai fini ne seri, ne colposi, bensí avveniva spesso che una soperchieria fatta da essi per ridere e passare il tempo, producesse poi degli effetti gravi, e qualche volta anche funesti». {La Compagnia della Teppa). 1 teppisti ebbero tale nome dal luogo, coperto di muschio borraccina (teppa) dove avevano quartier generale. Almeno cosi è probabile.

I Locch: vale stordito., intontito., (cfr. il romanesco tonto)., e pare voce di origine spagnuola, loco. Dicesi specialmente per tnariuolo., barabba., gente da strada., specie di teppista., ma è voce che non esce dal dialetto.

Teratología: voce scientifica comune, alle lingue eulte: (gr. réQag = mostro e Àóyo£ =: trattato): studio delle anomalie e delle mostruositá degli esseri organizzati.

Terebrante: detto di dolore, vale perforante (lat. terebrare = forare). Dal francese térébrant.

Terminale: agg. di termine., quindi^ naie. Voce antica e non comune; se talora la si riscontra, è — credo — per effetto del francese terminal. V. ciò che è detto alla parola Platea.

Termine (mezzo): per via di mezzo {ripiego., pretesto)^ riprendesi dai puristi come gallicismo: cosí riprendesi inezia misura. Anche le locuzioni a termini di legge (meglio, caso mai, ai termini della legge) per secoíido., confarsne; essere in buoni termini per essere in buon accordo, in armonia, si riprendono dai puristi come gallicismi .

Termochimica: quella parte della termología {deQjnr] = caldo) che si occupa dello studio delle quantitá di calore che si svolgono nei fenomeni chimici. Il Berthelot è uno dei fondatori di questo importante ramo della scienza.

Termopili (le): noto e glorioso nome storico del passaggio litorale che dalla Tessaglia conduceva nella Grecia di mezzo, difeso da Leonida contro i Persiani. Questa paròla ricorre estensivamente per indicare il punto strategico della difesa militare di un dato territorio.

Terramara: neologismo del linguaggio degli archeologi. Questa parola è corruzione di contadini emiliani di terra marna. Essa fu accettata ed introdotta nell’uso scientifico dagli illustri archeologi nostri, Pigorini e Strobel: i quali pure formarono il vocabolo terramaricoli por indicare gli abitanti delle terremare, stazioni della pura etá del bronzo (prischi Latini). Sono le prime cittá italiche.

Terramaricoli: abitatori (lat. colere =