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neflcenza, in una casa bella e in posizione centrale. La Tea-room dovrebbe essere aporta nelle ore pomeridiane d’ogni giorno dell’inverno e della primavera, a guisa di simpatico centro di nobili ed efficaci iniziative a vantaggio di istituzioni benefiche d’intraprese a scopo di lustro cittadino, ed anche a comoditá di forastieri di passaggio. Tra le promotrici notiamo i nomi piú cospicui dell’alta societá milanese, le quali hanno aderito all’idea, sottoscrivendosi come socie fondatrici per lire 100». Evidentemente queste nobili socie della Tea-room non sono socie della Dante Alighieri^ o almeno non conoscono questo istituto se non come uditrici (è di gran moda in questi anni) deUa ingegnosissima ermeneutica dantesca che si suole fare o da uomini di grido, o da uomini che desiderano salire in grido.

Teak: voce inglese, in francese tek o teck^ voci straniere piii usate della nostra teetona: Tectonia grandis^ albero delle Indie orientali, che fornisce un legno duro, ottimo per la costruzione di navi e di edifici, venendo difficilmente intaccato dagli insetti.

Teatro: per luogo ove succedono fatti solenni, ha esempi dal Seicento. Questa metafora spiace ai puristi ed è estensione conforme al francese: theatre = lieu oú se passent des aetions remarquahles ^ es. le theatre de la guerre. Certo la metafora appare goffa se dirò: la casa fu il teatro di un furto. In senso lepido od ironico può invece riuscire efficace, es. Napoli fu il teatro delle sue gesta. Insomma vi sono sfumature nell’uso delle parole che è difficile determinare. In milanese è un teatro vale è cosa da ridere, scena buffa., e simili.

Teca: è voce greca (drjKr]) che si usa in archeologia religiosa cristiana ; vale custodia., cassetta.! reliquiario. Cfr. biblioteca.

Tecoppa: V. Massinelli.

Te deum: sono le prime parole dell’inno attribuito a S. Ambrogio: te^ Deum^ laudamus zzz noi lodiamo te, o Signoro, e cantasi altresí nell’occasione di publici, fausti avvenimenti. Dicesi in modo familiare anche con forza esclamativa Te deum! por dire, alla fine., finalmente !

! Tega: gr. réysog., per baccello di fava di fagiuolo di pisello, è data dal Petrocchi come voce morta. Vive ampiamente nei dialetti.

Teiera: vaso per l’infusione del tè; dal francese théière.

Teint: fr., propr. tintura., colorito del volto., cioè cera^ colore., carnagione. Questa inutile voce francese è usata anche in tedesco.

Tela juta: V. Juta.

Telefonía: gr. réXag = lontananza., fine e (póvog = suono. Voce di formazione dottrinale per indicare la trasmissione elettrica dei suoni articolati e musicali. I primi tentativi sono dovuti al Eiess, la soluzione completa del problema al Bell.

Telegraficamente: avverbio «buono, buonissimo per far rima col verso: precipitevolissimevolmente» cosí, con ironia, il Fanfani. Ma accolto, e come non accogliere? l’aggettivo telegrafico., anche l’avverbio, pure alquanto lunghetto per cosa sí breve, si impone come necessario. Sarebbe ozio il discuterne.

Telepatia: (gr. té^og = lontananza e Tiádog =: passione, affetto) trasmissione del pensiero, comunicazione spirituale tra persone loíitane senza alcun parvente mezzo dei sensi. La parola «telepatia» fu introdotta da F. W. H. Myers nel 1882. Di questo ancora non chiaro fenomeno dell’anima, V. fra noi Morselli, I fenomeni telepatici. Pappalardo, Telepatia., Manuale Hoepli. Un notevole esempio di telepatia è questo, raccontato da Garibaldi: «Solo una volta - ho raccappriccio nel raccontai’lo sull’immenso Oceano Pacifico, tra il continente americano e l’asiatico, colla Carmen ebbimo una specie di tifone., non formidabile come quelli che si sperimentano sulle coste della China, ma abbastanza forte per farci stare parte della giornata, 19 marzo 1852, colle basse gabbie — o dico tifone, perchè il vento fece tutto il giro della bussola, segno oarattoristico del tifone, e il mare si agitò torribilmonto come suole in quel grande temporale. Io ero ammalato di reumatismi, e mi trovavo nel forto della tempesta addormentato noi mio camerino sopra coperta. Nel sonno io ero trasportato nella mia terra natale ; ma