Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/463

la fede ed i tempi. | Dicesi familiarmente rivelaxione \)er > manifestazione non sospottatii del valore e dell’ingegno.

Rivetto: voce abusiva, usata da alcuni meccanici ed in commercio (fr. rivet) per indicare i chiodi a due teste.

Rivière: o rivière de diamants ^coWana,^ cosí detta per estensione di rivière = rivo, riviera, come è spiegato da questo grazioso bisticcio. — Oh/ la magnifique rivière! D’oii lui vient-elle? — Parbleu! d’oá viennent toutes les rivières: des petits riiisseaux! Questa voce francese non è rara nel nostro ceto elegante.

Rivière: fr., specie di punto a giorno formato cioè togliendo i fili dalle stoffe.

Rivincita: i puristi osservano che rivincita in buon italiano vale vincer di nuo’vo^ ma non vale la revanehe francese che deriva da re e vanger, cioè ricatto^ vendetta. Il vero è che, o per influsso del francese o per spontanea estensione della parola, rivincita vale oramai tanto l’una che l’altra cosa. Dirò ancora che i francesi ci hanno, dal 1871 in poi, cosí abituati alla loro voce revanehe che noi, sia pure per celia, chiamiamo talora revanehe la stessa 2^ partita del giuoco.

Rivoltante: per ributtante^ stomachevole è il fr. révoltant. Es. «eccezion fatta degli sposi novelli le cui smancerie in publico sono comiche e spesso rivoltanti». (Sempre esempi di scrittori che vanno per la maggiore, mosche cocchiere e salute di quest’umile Italia!). Il dialetto veneziano ha la incisiva voce stomeghexi z:^ far stomaco., far venir su la cena di Natale^ etc, etc. Corto bisogna volger la frase italianamente, cioè pensare in italiano.

Rivoluzionare: dal fr. révolutionner^ verbo neologico usato e abusato, che non vuol dire soltanto far insorgere^ ribellare., abbattere., sconvolgere per effetto di rivoluzione, ma contiene il concotto di rinnorare per effetto di nuovi istituti, scoperte, invenzioni e simili. Il Rigutini osserva con senso di biasimo: «i francesi che di rivoluzioni si intendono molto, hanno fatto il verbo révolutionner., etc.» e gli italiani che regolarono i loro moti secondo i moti di Francia V Evvia ! si può davvero accettare qualche vocabolo !

Rlvoluzionarfsmo: uno dei tanti ismi di fabbrica italiana, foggiati per arbitrio, e senza necessitá.

Rizza: terni, mar., ciascuna di quelle corde che servono a legare solidamente e stabilmente.

Roast-beef: voce inglese e vuol dire bue arrostilo., la quale conforme alla pronuncia, si scrive in francese e in italiano rosbif; in Toscana rosbiffe. A rigor di termini ogni pezzo di bue arrosto è rosbif ma nella cucina inglese sotto questo nome si comprende tutto il controfiletto dell’animale. Si cuoce a vivo fuoco, e agli inglesi sembrerebbe guastarlo aggiungendo altro condimento che il pepe e il sale. Quando è rosolato bene all’esterno, sanguinante dentro, ritienesi di ottima cottura. Il sugo servesi a parte in una salsiera e con forti droghe. Passando in Francia il rosbif si è raggentilito, con alcuna modificazione nell’arte della cottura. Il rosbiffe con codesto travestimento toscano in iffe^ è sfuggito alla severa caccia del Fanfani, ed è voce accolta nel Petrocchi e nei diz. moderni dell’uso.

Robe: voce fr. della moda: è il vestito da donna, giacchetto e sottana. Cfr. la nostra voce classica roba per veste: «Vii tonaca t’ammanta e ti dismanta la roba pomposa», Boccaccio, e robone., la veste magnifica de’ cavalieri, dottori, magistrati, rimasta nel francese, che robe vale toga., abito dottorale., onde gens de robe, noblesse de robe.

Robinetto: per chiavetta è il fr. robinet., voce oramai di uso comune. Robinet è detto da robin., sopranome del montone, perchè i primi robinctti si facevano in forma di testa del montone.

Robiola: dal milanese robÌQ’Ma: pani forme di vallonea e di residui di pelle che si usano per ardere: in fr. motte á brúler. Verosimilmente dal nome di certi piccoli formaggi a formetta schiacciata ; toscanamente, raviggiuolo o reriggíuolo.

Rocaille: voce francese, e si dico talora per indicare quei lavori artificiali (come grotte, sodili, etc.) fatti di pietre, tufo, conchiglie, che usano nei giardini. Gusto, non fine corto, che risalo ai secoli XVII e XVIII.