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Pav | — 363 — | Pel |
maniera pavese. Questo senso traslato, cioè pavoiser da pavois = stendere les pavois lungo i bordi delle galee o navi, indi ornare, fu da prima usato dai francesi. Per tappezzare, ornare detto di sale, stanze, spiace ai puristi: ma solitamente si dice dell’ornar con bandiere, come avviene nelle navi.
Pavese: gala di bandiere su le navi: ufficialmente anzi in marina dicesi gala. V. Zuppa alla pavese.
Pavimentare: dicesi delle case, degli edifizi. Ma delle vie e delle piazze dicesi lastricare. Secondo quanto ne ragiona acutamente il Rigutini, op. cit. il pavimentare, col suo derivato pavimentazione, provenne dall’ignoranza o, meglio, oblio della voce lastricare, e dall’imitazione del verbo paver de’ francesi.
Pazza gioia: parole usate nella locuzione familiare e di senso spesso ironico, darsi alla pazza gioia: godere eccessivamente di alcun fatto senza pensare se esso sia da vero cagione di gioia.
Pazzariello: nome dato in Napoli ad una specie di banditore popolare, il quale vestito con abiti chiassosi, con bastone in mano e seguito di flauti e tamburi, tra lazzi e motteggi di buffone, grida la merce. Antichissima forma nostrana di publicità.
Pazzia morale: pervertimento dei sentimenti naturali, impulsi, affetti, inclinazioni, abitudini senza che vi corrisponda alcuna manifesta lesione dell’intelligenza o delle facoltà ragionative, senza illusioni pazzesche ovvero allucinazioni come occorrono nei dementi. Come la pazzia morale è difficile a riconoscere (quanto pochi, ohimè, sono i sani morali!), così ebbe altre definizioni: pazzia lucida, pazzia ragionante, imbecillità morale, etc.
Pazziare: voce napoletana, scherzare, dire o fare per celia, giocare.
Pechblende: voce tedesca, usata per indicare i minerali d’uranio.
Pecorella smarrita: locuzione figurata che risente alcun che della nota parabola evangelica, per indicare, con alcun senso faceto, giovane donna la quale sia uscita dal regolane sentiero della virtù.
Pecten: lat., Cfr. (pettine), nomo scientifico di una specie di molluschi bivalvi, di cui la varietà più nota è il Pecten jacobaeus: esso fu già negli antichi tempi usato come ornamento de’ cappelli e dei mantelli dei pellegrini reduci da Terrasanta e da S. Giacomo di Compostella (onde il nome). V. Cappa Santa, e cfr. Pettine.
Pedalare: neol., detto del correre in bicicletta: fr. pédaler.
Pedana: tavolato sul quale si fa la scherma.
Pede poena claudo: lat. il castigo (segue) a pie’ zoppo. (Orazio).
Pederastia: da [testo greco] = fanciullo ed [testo greco] = amo: inversione sessuale dell’uomo. V. Appendice.
Pedicure-manicure: neologismo eufemistico, quanto inelegante e goffo che talora (fr. manicure e pèdicure) si legge invece di callista. Il personaggio che risponde a cotesto nome sarebbe lo scienziato e l’esteta delle mani e dei piedi.
Pedigree: voce inglese, vale genealogia, e specialmente registro genealogico degli animali di puro sangue.
Pedivella: chiamano il braccio di leva del pedale della bicicletta.
Pedocomio: dal greco [testo greco] = fanciullo, e [testo greco] = curare: ospedale pei fanciulli. Neologismo, non bello, del linguaggio medico.
Peerage: ingl., grado e condizione dei Pari d’Inghilterra, la paria ed anche il libro d’oro o almanacco dei pari e nobili d’Inghilterra.
Pelandrone: nota voce piemontese, palan, palandran, largamente diffusa fuor della regione, e specie nelle caserme per disutile, scansafatiche.
Pêle mêle: alla rinfusa, parola fr. di dubbia etimologia. Più probabile origine è che la voce pêle sia di creazione fantastica per assonanza con mêle, da méler = mischiare. Pell-mell è anche in inglese.
Pellagra: voce di dubbia etimologia, probabilmente vale come pelle agra, arsa, asciutta, squamata. Le prime notizie di tale infermità vennero di Spagna verso il 1735. Malattia di natura mal conosciuta: da alcuni autori attribuita al cattivo alimento del formentone guasto e mal eotto. (V. Mai-