Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/377

Non — 335 — Not


Non (propriamente nun) te ne incaricà: non incaricartene! non occupartene!, motto, intercalare, sentenza di filosofia egoista, scettica, servile del popolo napoletano: se il motto, come forma, è tipicamente napoletano, come trista norma del quieto vivere è del mondo intero.

Non ti curar di lor, ma guarda e passa: corruzione popolare del verso dantesco non ragioniam di lor, ma guarda e passa, Inf. III, 49. E passa via! altri aggiunge per più lepidezza.

Non uccellare a pispole: la pispola è un uccelletto da selva tutto piume e non vale la spesa di prenderlo: onde la frase di sapore toscano, vale figuratamente, nel linguaggio familiare, tendere a qualcosa di solido ed importante, avere nobile meta davanti a sè.

Non voglio la morte del peccatore ma che si converta e viva: (Ezechiele, XXXIII 14) ripetesi spesso in senso faceto.

Normale etc.: da norma, ottima voce classica (cfr. lat. norma, da nosco) si sono formate le seguenti voci neologiche normale, normalità, normalista (e pop. normalina, allieva di scuola normale), normalmente, ed il contrario anormale etc. Per i puristi queste voci sanno di provenienza francese, là dove la parola buona sarebbe regolare e suoi derivati, e, delle scuole, magistrale, ma penso che agli stessi puristi riesca difficile evitare queste parole, tanto più che hanno valore tecnico e scientifico. V. Normale (Scuola).

Normale (scuola): divisione di scuola secondaria, destinata alla educazione ed istruzione dei maestri e maestre elementari. È divisa in sei anni, tre complementari e tre propriamente detti normali. I puristi vorrebbero magistrale e non normale. Evidente influsso, nel nomo e nell’istituto, del normal school, inglese e école normale francese (In ted. Lehrerseminar).

Normalista: e talora popolarmente normalina, allieva di scuola normale.

No restraint: in inglese vale mancanza di costrizione, ed ò termine medico quasi universale per indicare l’abolizione di ogni mezzo violento e coercitivo, quale in passato usavasi ne’ manicomi.

Nosocomio: per ospedale, da [testo greco] = malattia e [testo greco] = curare. Neologismo non bello e non necessario, venuto forse al linguaggio de’ medici per via della Francia, nosocome.

Nòstras: dicono i medici di alcune forme di malattie che sono endemiche, cioè del paese, come ad es. cholera nostras: dal latino nostras-àtis = nostrano, del paese.

Nostro (il): voce convenzionale del linguaggio letterario che si incontra in taluni libri e specie nelle biografie e rassegne e vuol dire l’Autore o il Personaggio di cui si ragiona. Ora questo Nostro non solo è inelegante, ma parmi anche sgarbato (La Nostra non si dice!)

Nota ancor questa: locuzione di sapore ironico o faceto. Dedotta, probabilmente, dall’ode Il Cinque Maggio del Manzoni:

               Bella immortal! benefica
               fede, ai trionfi avvezza!
               scrivi ancor questo, allegrati
               chè più superba altezza
               al disonor del Golgota
               giammai non si chinò.

Notabilità: al pari di mediocrità, celebrità, nullità, etc. sono astratti di provenienza francese, usati nel linguaggio comune in vece delle parole concrete corrispondenti. Voci riprese dai puristi. Certo il buon uso letterario si astiene, di solito, da questi vocaboli.

Notes: plurale di note francese; voce spesso usata in Lombardia nel senso di librettino, taccuino. Questa parola che non c’è in francese, ove si dice agenda ovvero carnet si deve essere formata da noi in questo modo, che, vedendo scritta su que’ taccuini di fabbrica francese la parola notes, il popolo l’ha presa per il nome proprio del libretto. Questo notes accresce la serie delle parole francesi fatto in Italia, e specialmente a Milano, corno Voltaire, Marbré, Cendrier, etc.

Nottambulo: è voce non registrata nei nostri dizionari, comunissima però nell’uso, probabilmente tolta dal fr. noctambule: celui qui passe les nuits à se promener ou à s’amuser. I nostri dizionari registrano nottambulo come sinonimo di sonnambulo. Vero è che nell'uso si dice «nottambulo» di chi ha costumo di far dì giorno notte e viceversa. «Ecco onesto