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Nir | — 332 — | Nod |
Nirvana: voce sanscrita = annientamento, divenuta comune ad ogni linguaggio. Nella religione Indiana il Nirvana è lo stato della perfetta beatitudine dell’anima umana dopo morte, che si fonde e confonde col Divino, l’Eterno, l’Assoluto, poi che ebbe fine il suo trasmigrare nelle forme dell’essere. Il Nirvana però può essere raggiunto anche in vita. Esso è lo stato dell’anima umana che ha distrutto in sè il senso del desiderio di vivere. Il mondo intero individuale includendo l’idea di morte, è illusione. Il Nirvana è la libertà dall’illusione e nel tempo stesso termine e fine della lotta per l’esistenza individuale, e compenetrazione dell’anima con l’anima benedetta di Brama. Lo Schopenhauer nella sua filosofia rinnovò il concetto del Nirvana. Questa voce dal bel suono e dalla grande tristezza spesso ricorre con senso vario e generico, per indicare l’anelito alla pace suprema; l’amore alle belle cose create, compendiate in Dio; la fine dell’aspra guerra della vita.
Nisi caste saltem caute: lat. se non castamente almeno prudentemente, consiglio attribuito, non so con quanta verità, ai gesuiti ed ai preti, specie per quel che riguarda le manifestazioni del senso.
Nistagmo: oscillazione frequentissima o rotazione, involontaria, dei globi oculari con battito spasmodico delle palpebre, simile a quello di persona che, oppressa dal sonno, si sforza per restare sveglia. Sono moti di natura congenita, ovvero sintomo di lesione dei centri nervosi. Dal greco * = crollo, faccio ondeggiare.
Nitimur in vetitum semper, cupimusque negata: sempre tendiamo a ciò che è proibito e desideriamo le cose negate. (Ovidio, Amores, III, 4, 17).
Nive cadente, schola vacante: due ablativi assoluti, cari agli scolari perchè formano un aforismo e una legge non scritta in alcun regolamento ma nota sin da tempo e applicata talvolta: quando cade la neve non si va a scuola. Cessa una noia, la scuola; appare un piacere, la neve.
Nobiliare: agg. di nobile, appartenente alla nobiltà, come titolo nobiliare, è il fr. nobiliaire. La nostra voce buona è nobilesco, ma essa sembra includere alcun senso di spregio.
Nobis nominavit: lat. «ci nominò, cioè nominò a noi, cioè il Capo dello Stato francese nominò (propose) a noi, Pontefice;» così è scritto nella formula delle sanzioni papali dei vescovi di Francia. Giacchè secondo il concordato del 1801 tra Pio VII e la republica francese (Consolato), si stabilì che la nomina dei vescovi di Francia fosse fatta dal capo dello Stato: a questa nomina poi il Pontefice dà l’istituzione Canonica. Conventio inter summum Pontificem Pium VII et gubernum Gallicanum. Art. IV. Consul primus Gallicanae reipublicae archiepiscopos «nominabit». Summus Pontifix institutionem canonicam dabit. Così negli atti concistoriali di nomine recenti si legge (era presidente della Republica il Carnot): «nominationem» per illustris viri Francisci Mariae Sadi Carnot, Gallicae Reipublicae Praesidis.
Noblesse oblige: squisito e cavalleresco motto francese da noi comunissimo, e significa che l’aver titolo di nobiltà o bel nome impone doveri che altri non ha in pari grado. La sentenza è attribuita al duca de Levis (Maximes et Réflexions). Vedi anche Boezio (De consolat. Philosophiae, III, 6) e in molti altri scrittori si potrebbe trovare tale pensiero. Ma è la struttura della frase che dà valore!
Noce: voce del gergo francese, vale baldoria (debauche): onde la locuzione faire la noce. Il nostro modo andare a nozze ha altro senso.
Noctuas Athenas afferre: (Cicerone) portar nottole ad Atene (e si aggiunge: vasi a Samo,.... acqua al mare,.... legna ai boschi; etc), locuzioni vive tuttora per dire: far cosa di cui è gran copia, e perciò inutile.
Nocumentum documentum: cioè quae nocent, docent: motto latino efficace per l’alliterazione; e si riferisce al concetto, esser il dolore ottimo maestro (peccato che lasci troppa traccia del suo insegnamento!) In greco [testo greco].
Nodo: term. marinaresco, indica il miglio marino, così chiamato dai nodi del cordino detto di loch; onde far tanti nodi all’ora, significa che il bastimento percorre