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cui il d’Annunzio, ingegno fortemente assimilatore, ridusse a verso in un volume di liriche intitolato Laudi delle cose create, e diede al detto motto valore di simbolo, ricorrente e significante.
Naviglio: nome dato nell’alta Lombardia ai canali navigabili per mezzo dei quali «il Verbano, il Lario, l’Adda, il Ticino hanno fra di loro non interrotta comunanza di navigazione» così il Cherubini nel suo diz. milanese. Tali canali risalgono all’evo medio e in quel tempo in cui le vie di comunicazione non erano come oggidì, segnarono pei commerci e per gli scambi un vero e grande progresso di civiltà.
Nazionalista: neologismo formato su di un neologismo francese, nationaliste, esagerato sostenitore della forza e del diritto della nazione: oltre che in questo senso la parola talora è usata, con velato intento di scredito, in vece di amante della patria o patriotta. Per la storia o evoluzione di un’idea (Patria) questa parola nazionalista ha notevole importanza. V. Patriottardo. N.B. Non si dimentichi però che spesso il sacro nome di Patria secondo la morale utilitaria dei nostri tempi, fu sfruttato come monopolio e per disonesto fine da chi avrebbe dovuto onorarlo e non vilipenderlo.
Nazionalizzazione: neologismo anche in francese, nationalisation, dal verbo nationaliser, nazionalizzare: il quale verbo come il derivato, non trovo che nel Tramater. Nazionalizzazione nel nuovo senso dato dai socialisti, indica l’atto del rendere collettiva, cioè della nazione, la privata ricchezza. Quanto alla parola, che a noi più importa, notiamo che certe voci sesquipedali in izzazione variano dalle corrispondenti francesi da cui sono tolte per il fatto che il tronco e sfumato accento francese dà snellezza, il che non è in italiano. Non dico che non siano necessarie se così vuole l’uso, (si volet usus), ma certo sono deformanti.
Nè apostati nè ribelli: titolo di un famoso scritto del Mazzini (1860) in cui si conciliano le due necessità di serbar fede all’idea ropublicana e, per amor di unità, di non opporsi al motto monarchico unitario: Italia e Vittorio Emanuele. Ricorre, con qualche modificazione del senso, nel linguaggio politico.
Nebbiolo di barbaresco: vino rosso del Piemonte, affine al Barolo, ma, a differenza di questo, di breve durata e di produzione ristretta: però gode meno fama, nè questa si spande mercè l’esportazione. V’è altresì il nebbiolo spumante.
Nebulosa: termine astronomico, quasi nèbule o nebbie del cielo. Per estensione si dice di cosa incerta, di cui non si può prevedere la fine essendo in via di formazione.
Neccio: aferosi di castagnaccio, stiacciata di farina di castagne cotte fra due testi. Voce d’uso regionale, toscana.
Necessaire: così si chiama in Francia e da noi quell’astuccio o cassettina o borsetta elegante, per lo più di cuoio, spesso annessa alle valige, che contiene quanto è necessario per la mundizia o per lavori muliebri e ci si intende col dire senz’altro necessaire. Cassettina, astuccio, astuccino, necessario, saranno voci più che buone, e molti lessicografi le consigliano, ma hanno il grave torto di essere ambigue non dell’uso e però poco intese.
Necesse est, ut eveniant scandala: è necessario che scandali avvengano. (Evang. di S. Matteo, XVIII, 7).
Necessitare: con valore intransitivo è modo neologico. Es. necessita che così si faccia. Neil’uso classico, necessitare = lat. cògere, forzare fatalmente, e con valore attivo.
Necrobiosi: [testo greco] = morte e [testo greco] = vita. Modificazione nella struttura di un organo o di una parte di un organo a cui venne a mancare la circolazione, ma che si trova difeso dall’infezione.
Necrofilia: (dal greco [testo greco] = morto e [testo greco] = amore, passione) termine medico e legale per indicare quel pervertimento del senso genitale che spinge ad atti carnali con cadaveri. Vampirismo, fr. vampirisme.
Necroforo: eufemismo nostro foggiato dal greco ([testo greco]) per non usare le voci popolari becchino e beccamorto. | Necroforo è nome che i naturalisti danno a certi coleotteri che costumano seppellire piccoli animaluzzi per deporvi le uova.