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guare e allora è assai brutto. È di carattere bizzarro e ineguale e non brilla per molta intelligenza ed affetto. Pare di provenienza dall’estremo oriente. Le tappe certe di questa bestiola sono dal Capo di Buona Speranza all’Olanda. Nel XVII secolo passò assai pregiato in Inghilterra e vi ebbe il nome di Pug-dog. La Francia l’accolse nel XVIII secolo, ed ebbe l’onore di vederselo presentato a corte da madama di Pompadour, e un gentiluomo per quel suo muso nero lo chiamò Carlin, ricordandogli la maschera nostra di Arlecchino, e tal nome colà gli rimane. Noi lo chiamiamo Mops, voce tedesca, da una radice mup = far boccacce, ghigno, rictus. Cfr. Kluge, op. cit., In italiano Muffolo.
Morbido: in latino morbidus vale ammalato infermiccio, da morbus. In italiano morbido ha il senso di molle, gentile, cedevole al tatto, non ha, che io sappia, il senso di morboso o patologico mentre tale senso ha appunto in francese morbide, in inglese morbid.
Morbin: voce caratteristica veneziana che significa la vivezza, la bizzarria rigogliosa petulante, specie di chi è giovane ed ha de’ frulli pel capo: ruzzo, voglia di ridere e di far ridere. Morbino è altresì voce romagnola (V. Diz. del Mattioli, Imola, Galeati 1879) nè mancano esempi classici, del Doni (Attav. p. 21) e di altri. Così registrata è la frase: fare uscire il morbino ad alcuno, cioè levare il ruzzo, far star a cervello.
Morbus gallicus: V. Appendice.
More o more di rovo: noto frutice di una specie di rovo spontaneo e comune (Rubus fructicosus, L). Mangiansi naturali se ne fanno pregiate conserve o sapori e siroppi medicinali.
Moresca: una specie di danza delle spade, già in voga in tutti i paesi dove si conservava la tradizione delle guerre dei Cristiani contro i Saraceni. Con essa si rappresentavano le lotte contro gli Arabi.
More solito: modo avverbiale latino, secondo il solito (costume), e per lo più si dice del ripetersi di fatto o di abitudine riprovata.
Moretto: volgarmente e familiarmente di cesi di quegli uomini politici di minor conto, i quali seguono, sostengono, intrigano fanno il galoppino per altro uomo politico di maggior conto o capo partito. I moretti parlando di deputati, servono a formare la maggioranza. Vi si annette spregio e mal senso. Il significato dev’essere tolto, per estensione, dall’uso di tenero piccoli mori come paggetti e servitorelli. Così costumavano anche i ciarlatani di piazza. Voce di gergo politico, caduta alquanto in disuso.
Morfinismo: (da morfina che è un alcaloide dell’oppio) la malattia e l’abuso della morfina, la quale avendo un’azione sul sistema psico-motore, induce un senso di fittizio benessere che assomiglia alla più perfetta, fisiologica sanità: lucidezza mentale, forza di muscoli, vivace fantasia, lietezza, etc., onde è che molti ne abusano senza ragione medica, e il piacere è si forte che il morfinomane soggiace sovente all’uso del lento e delizioso veleno. Altro anestetico inebriante à la cocaina, alcaloide della coca. Agisce press’a poco come la morfina e produce gli stessi sintomi, degenerando talvolta in manifesta follia con idee deliranti, esaltamento, allucinazioni. Onde le voci cocainismo, cocainista.
Morganatico: V. Main gauche.
Morgue: voce francese che vuol dire «cella mortuaria», ove si espongono i cadaveri degli sconosciuti per il riconoscimento. L’origine del vocabolo è dubbia. Morgue = viso e però morgue il luogo ove si riconosce il volto? Veramente morgue vuol dire viso fiero, minaceioso, e morguer, guardar fissamente, minacciare. Il passaggio da questo al primo senso non è chiaro. Però dalla seguente spiegazione dal Littré: Morgue: endroit á l’entrée d’une prison, où l’on tient quelque temps ceux que l’on écrouè, afin que les guichetiers puissent les regarder, les examiner, pour les reconnaitre ensuite, si può intendere il passaggio di morgue nel senso di cella mortuaria pel riconoscimento. E. Poe, il mirabile novelliere americano, ne fa il nome di una via nel suo Assassinio della Via Morgue. In milanese brugna, V. Cherubini, op. cit.
Morituri te salutant: V. Ave, Caesar, etc.