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Prefazione xxxiii


Vecchia cognizione è pur questa che l’opera poetica nella letteratura italiana fin da antico vince quella prosastica: l’ingegno italiano sembra con maggior agio muoversi nell’elemento del ritmo, e prescindendo dalla forma lirica, nella poesia didattica, narrativa e romanzesca v’è un tesoro non del tutto a tutti noto ed esplorato, di semplicità, facilità e di grazia che a fatica cercheremmo negli esempi di prosa 1.

Ma astraendo da ogni giudizio su la prosa letteraria, è deplorevolissimo — ripeto — il decadimento della prosa comune presso di noi, perchè essa è l’arma viva e lucida con cui combatte il pensiero moderno.

Questa cosa nessuno oserebbe negare, ma invece di confessare le ragioni vere, si preferiscono le ragioni speciose fra le quali una delle più celebri e note è questa: «Noi italiani non abbiamo unità di lingua», della qual cosa ci siamo specialmente accorti dopo che fu compiuta la unità politica della Nazione, dopo che l’affermazione

                    una d’arme, di lingua, d’altare,
                    di memorie, di sangue e di cor,

costituì presso le altre genti uno dei più importanti diplomi storici per reclamare indipendenza, unità e libertà.


Ecco, per esempio, come una notissima scrittrice si giustifica presso i francesi:

«In Francia voi avete una lingua media che tutti parlano e capiscono; è una lingua limpida, chiara, pieghevole. Tranne alcuni stilisti, tutti i vostri scrittori sono compresi, tutti i vostri giornali possono essere letti e capiti in tutta la Francia. Invece noi dobbiamo togliere al nostro stile ogni ornamento; noi dobbiamo essere eccessivamente semplici per essere sicuri che tutti possano capirci».

Porto un documento per dimostrare come questa vieta querimonia sia ripetuta ancora. E fin a quando? Una piccola particella di vero con gran contorno di specioso, un fenomeno in fine poi non spiacente perchè frutto naturale, cioè frutto di condizioni storiche, geografiche, etniche, le quali pur contribuirono a far sì che l’Italia, prima del suo periodo servile, piccola fra le nazioni, fosse per molteplicità di vita un mondo meraviglioso essa stessa, è elevato a causa prima, ineluttabile. Essi domandano: «Perchè non si scrive bene? Perchè i nostri libri valgono meno etc.? Perchè la diffusione delle opere letterarie nostre è così li-


  1. La Divina Commedia^ ’LOrlando Innamorato nella prima originale forma, il Furioso, etc.
A. Panzini, Supplemento ai Dizionari italiani.