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delle forme più comuni di pazzia, e consiste nel credersi re, imperatore, profeta, eroe, etc. A questa parola oggi è data un’estensione di troppo maggiore, e in questo senso passò dal linguaggio dei medici al linguaggio comune, significando che non sempre il megalomane è in manicomio nè sempre la megalomania si accompagna a demenza: spesso anzi si accompagna all’ingegno pratico e attivo, costituendone però un difetto, giacchè il megalomane nella sconfinata opinione di sè, manca del senso critico dell’opera propria, che è tutta bella, degna, perfetta. Questa stessa fiducia e inconsapevolezza, togliendo però dubbi ed esitazioni, costituisce una forza da cui l’ingegno trae spesso straordinario vantaggio. Avvertasi infine che il grosso publico, essendosi impadronito di questa come di altre parole scientifiche, la usa e l’abusa con diletto come i bambini fanno dei balocchi nuovi. Derivato megalòmane.
Megatèrium e megatèrìo: specie di mammiferi fossili, dal greco [testo greco] = grande e [testo greco] = animale, mostro, fiera.
Mehr Licht!: più luce! parole attribuite a Volfango Goethe prima di morire. Mi Si oscura l’universo, disse Giovanni Bovio, morente.
Melange: = mescolanza: nome di liquore, ed è voce creata in Milano, sempre con l’intento di accostarsi all’ideale di una parola francese; la quale poi, in tale senso, non c’è in quella lingua.
Melanzana: più com. petonciano spiega il Petrocchi o petronciano, noto frutto del Solanum melongena L., solanacea coltivata nell’Europa meridionale.
Melinite: V. Lyddite.
Melior est canis vivus leone mortuo: Ecclesiaste, IX, 40. onde, probabilmente, il nostro adagio: meglio un asino vivo che un dottore morto.
Melone: è nome di cucurbitacea e di frutto notissimo e caro al dolco estato in ogni regione d’Italia, fratello giallo della rossa anguria: ma non si trova — di solito — registrato nei diz. italiani perchè quivi vince la voce toscana popone (Melopepo, cucumis melo).
Membro: per socio di Istituto o Accademia, Corporazione, etc. non è «bellissimo» dice saviamente il Rigutini. Di fatto è ridicolmente amfibologico. Riprovevole pure è l’uso di membri per stanze di una casa, ma non mi pare voce molto usata in tale senso.
Memento mori: ricordati che devi morire, motto di mortificazione e di richiamo dei Trappisti e degli asceti, dedotto dal Memento novissimorum (Ecclesiastico XXXVIII, 21) e dal Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris (cfr. Genesi, III. 19).
Meminisse iuvabit: V. Forsan et haec olim meminisse iuvabit.
Memorandum: latinismo (da ricordarsi) della lingua francese, usato per indicare una nota diplomatica contenente l’esposizione sommaria d’una questione, e degli atti che un governo emanò in proposito.
Ménage: (dal basso latino masnaticum o mansionaticum, derivati dal verbo manere; quindi il luogo ove si sta, la dimora, confronta magione, maison): ecco un bell’esempio della differenza tra il francese e l’italiano: quello adopera una sola voce in vari sensi, mentre noi adoperiamo dei sinonimi: ménage indica sì la famiglia come il reggimento della famiglia, come i suoi componenti, o la famiglia nel complesso, come ciò che è necessario alla casa, come l’unione dell’uomo e della donna, e simili. Onde le frasi che si possono fare con un’unica voce e senso lucido: Ménage de garçon, entrer en ménage, ils font bon ménage, s’acheter un ménage, il y a quatre ménages dans cette maison, tout sert en ménage, mettre une fille en ménage, faux ménage, etc.
Ménage a trois: cioè il marito, la moglie e l’amante di costei in pieno accordo. Locuzione parigina, e cosa di questo mondo. Cfr. il Parini:
La pudica d’altrui sposa, a te cara.
Menagère: voce francese, proferita nel nostro ceto ricco e mondano alla buona parola massaia. Menagère è una delle tante voci fr. entrate anche in tedesco; ma di tale servitù quel popolo tende a scuotere oramai il giogo.
Ménagerie: in vece di serraglio, ricorro talora nell'uso, certo non del popolo, bensì
A. Panzini, Supplemento ai Dizionari italiani. | 20 |