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xxxii Alfredo Panzini

intanto il giornale, per la stessa sua necessità di vivere, cioè di essere comprato, inteso, letto, deve essere chiaro e facile; è costretto cioè a mettere in pratica il primo degli ammaestramenti di ogni retorica, quanto alla prosa: chiarezza. Certo il giornalismo italiano subendo l’influsso del grande giornalismo francese ed inglese, etc. s’imbeve di un numero esagerato di voci e di modi stranieri: la fretta, la conoscenza, spesso incompleta e della lingua da cui traducono e della propria, una specie di snobismo di affettare voci nuove, aumentano considerevolmente tale difetto, e sotto questo riguardo il giornalismo è uno dei più poderosi veicoli di voci e modi stranieri. Molte volte, anzi, ho pensato quale enorme forza di penetrazione, abbia una parola straniera, posta ad esempio per titolo di uno scritto, stampata a migliaia di copie, letta da più migliaia di nostri lettori! Ma nel tempo stesso quale ammirevole ricchezza di lingua viva, quale dovizioso fiorire di germogli nostrani, quale stupendo contributo di forze attinte dalle inesauribili miniere della tradizione letteraria per un verso e dal popolo per l’altra, contiene il giornale! Fenomeno bello e consolante! 1.

Ancora: «Quadro pessimista è il vostro giacchè la letteratura italiana contemporanea vanta pagine di prosa d’arte, di romanzo e di dottrina, per cesellatura e martellatura, squisita; e se anche la prosa nostra comune non regge al confronto della chiarezza e freschezza della francese, dell’incisione e finezza filosofica dell’inglese, noi per compenso godiamo del conforto di versi di bellezza grandissima». A queste cose si potrebbe variamente ed argutamente rispondere, se non che nelle pagine che precedono ho detto della prosa moderna oltre l’intenzione e forse, l’opportunità. Quanto ad affermare un sicuro giudizio su la bellezza della prosa e poesia contemporanea, è prudente attendere il responso del tempo, giudice ultimo sicuro e inappellabile pei molti candidati al concorso dell’immortalità letteraria; ed io dubiterei nell’affermare che molte pagine giudicate stupende oggi, contengano quegli aromi e balsami misteriosi della conservazione contro il tempo, e non contengano in vece germi di dissoluzione o putrefazione. Quante pagine antiche della negletta classicità sono tuttora freschissime, e da quante pagine di prose e poesie, giudicate ieri bellissime, sentiamo venir fuori un tenue lezzo di stantio; e quanti fiori stupendi di poesia piuttosto che di fresca e rugiadosa corolla, sotto più sottile esame ci appaiono fatti di fine stoffa.

  1. Non per questo dimentico l’altro lato della medaglia: cioè molte vacue parole, segni di vacuo pensiero, che il giornale ci insegna.