Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Lav | — 271 — | Lec |
dire i tipografi, legatori, etc. Locuzioni probabilmente effimere.
Lavoratori del libro: gli operai tipografi, legatori, etc. i quali operano insieme alla formazione del libro. Perifrasi eufemistica recente. V. Lavoratori della terra. E l’autore del libro perchè opera con l’ingegno è escluso dai lavoratori?
Lawn-Tennis: anche questo signorile giuoco di nome inglese, è di origine italiana (V. Foot-ball). Il Lawn-Tennis è lo antichissimo giuoco della Palla-corda, del quale fu scritto un trattato sino dal 1555. V. Scaino, Trattato del giuoco della palla, in Venezia. Ma chi fra i nobili signori italiani adopera la parola palla-corda? Voce semi-spenta! Per le regole che reggono questo giuoco la cui mondanità gareggia e forse vince l’utilità fisica, V. Baddeley. Il Lawn-tennis etc. Hoepli, Milano. Si giuoca usando parole inglesi. Le modificazioni introdotte in Inghilterra in detto giuoco, l’influsso grande della moda britannica, il carattere internazionale delle classi ricche, etc. ed altre cause che si possono aggiungere non sono sufficienti a spiegare questo abuso e questo compiacimento di termini forastieri — anche dove non sono richiesti dalla necessità — che si nota in Italia. Converrebbe cercare più sottili ragioni che qui non hanno loro luogo. Il lawn-tennis è una varietà di tennis, come dice la parola lawn = pianura, prato (etimologicamente lawn = landa). Tennis poi sarebbe una corruzione del verbo latino tenere; quasi tenete o tieni, detto dal giuocatore nell’atto di lanciare la palla. Ma non è etimologia sicura.
Lazagnes: noto questa parola per bizzarria: però non è di mia invenzione. Nella lista di un grande ristorante le nostre lasagne erano state travestite in lazagnes, voce incomprensibile in ogni lingua, ma che dimostrava nell’estensore della lista la volontà deliberata di volere con veste francese nobilitare la plebea voce italiana. Ciò fa il paio con quest’altra: In una gran vetrina c’era la fotografia di una villa da vendere. Troppo giusto che la scritta fosse in francese, e il commesso scrisse, Ville à vendre. Ma l’infelice nel nobile zelo di far francese la parola nostra, aveva scordato che villa è parola pur usata in Francia e che ville vuol dire città. Onde gli convenne, mal suo grado, scrivere ancora in italiano. Sciocchezze indegne di un lessico! dirà alcuno, È vero. Ma queste sciocchezze sono in così grande numero, questa ignoranza e questo idioma bastardo sono così trionfali nella nostra italica indifferenza, che hanno valore di sintomo non trascurabile.
Lazzarone: o làzzaro, uomo dell’infima plebe napoletana. Parola e cosa del tempo del vicereame di Spagna: «voce tolta dalla lingua dei superbi dominatori, i quali prodotta la nostra povertà e schernita, ne eternarono la memoria per il nome» P. Colletta. Storia del Reame di Napoli, vol. I. Il quale nobilissimo storico nostro tratta diffusamente dei lazzari e loro opere al tempo della republica Partenopea. Dicesi lazzarone anche fuori di Napoli di persona oziosa e di abbietto animo. In milanese, lazzaròn = scampafatiche, con buona dose di malizia.
Leader: dal verbo inglese to lead = guidare, dunque capo, guida, duce. Nel linguaggio politico la parola leader occorre per indicare quel personaggio il quale per forza di idee, carattere, energia di azione, riesce a guidare un partito e ne è l’oratore ed assertore più valido. Vocabolo del linguaggio politico inglese, trasportato nel nostro senza assoluta necessità: usasi altresì in francese.
Lebbra: ([testo greco] = scaglia) sinonimo, elefantiasi dei Greci. Malattia dovuta ad uno speciale bacillo detto di Hansen. È caratterizzata da bernoccoli e noduli sotto cutanei, come da eruzione e turbamenti nervosi. Malattia contagiosa a corso lento e letale, notissima dalla più remota antichità.
Leccapiedi: si dico volgarmente di vile e interessato adulatore. In fr. leche cul = vil flatteur.
Le colonne d’Ercole: dicesi per significare un limito morale non sorpassabile, e per lo più si dice ironicamente giacchè oggi non è ammesso più confine al pensiero. Allusione alle colonne di Ercole