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Prefazione | xxv |
superbi popoli angli e germanici, creando queste voci dottrinali, sono costretti a ricorrere alle due lingue che io non oso chiamare morte, latina e greca, in cui sembra, come entro miniera profonda, essersi stratificato nei secoli il fiore dell'umano pensiero? Meravigliosa potenza, occulta anima della parola!
Ancora: la grandissima parte delle parole e modi che i puristi riprendono 1 sono di provenienza francese: il francese — cosa nota — ha la sua parola di un’elasticità sorprendente, cioè può adattare una sola voce a vari sensi; passa con agevolezza e con predilezione dal senso proprio alla metafora più ricca e «ipertrofica »: il vocabolo italiano invece si estende meno, ma in cambio ha la gradazione o scala dei sinonimi; l’enfasi metaforica non gli è naturale: il francese ha, in istato di pronta azione un numero stupendo di modi di dire, veri pezzi di costruzione, precisi, incisivi, ben selezionati, pronti per esser messi in opera, parlando o scrivendo.
«E l’italiano non ne ha?». Ma ne ha un numero enorme come ogni lingua viva: essi costituiscono gli elementi fecondatori e animatori del linguaggio: una lingua si dice morta quando questa funzione di produrre nuovi modi in lei cessa: la locuzione o modo di dire è un aggregato fisso di poche parole, talvolta senza senso se prese alla lettera, o di senso bislacco, ma che esprimono l’idea in modo preciso, subitamente intesa da tutti. Sono come pezzi di pensiero già formato, cartucce in deposito pronte per lo scoppio 2.
Ma la differenza fra l'italiano e il francese consiste in questo, che moltissimi modi di dire italiani o sono troppo letterari o sono dialettali; ogni dialetto ne ha un patrimonio stupendo: rudi, caustici, saette da getto: fra dialetto e dialetto poi si riscontrano somiglianze che formano un godimento per il ricercatore 3 e persuadono della enorme
- ↑ Vedi Fanfani ed Arlia, Lessico dell’infima e corrotta italianità; Rigutini, Neologismi buoni e cattivi, opere da me specialmente citate nel corso dell’opera.
- ↑ I sostenitori della lingua artificiale (Volapük, Esperanto, etc.) come intendono supplire a questi microrganismi vitali? Io posso creare un vocabolo di convenzione, ma il modo di dire di cui non appare a prima vista la funzione necessaria, e in cui è tutto il nervo del discorso, chi lo forma?
- ↑ Quante gemme del dire che passano per toscane ed hanno per ciò onorato accesso nel parlar letterario e della scuola, sono comuni agli altri dialetti! E che dire di quelle che non sono toscane, e pur sono tanto belle ed efficaci che per la loro bellezza e forza sono entrate nel parlar comune, se non letterario? Io ne ho raccolte parecchie