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Gri | — 218 — | Gru |
indica una specialità di pane torinese, squisitissimo, croccante, fatto a foggia di bastoncelli lunghissimi, non più grossi di un dito mignolo. La eccellenza e la diffusione di questo pane ha fatto sì che il suo nome abbia avuto non solo onore di versi, ma altresì di essere notato nei dizionari dell’uso e di essere accolto anche in fr., grissin.
Grizzly (ingl. grigio): nome dell’orso grigio d’America settentrionale: Ursus cinereus ferox. V. Baribal.
Grog: parola inglese, usata pure in Francia, ed indica una bevanda di un terzo di acquavite o altro liquore, e due terzi di acqua con aroma di zucchero e limone; specie di ponce. Quanto all’origine del nome si narra che l’ammiraglio Vernon avendo proibito ai marinai di bere del rhum puro, costoro per dispetto, chiamarono il rhum annacquato col sopranome di old-grog che era dato al detto ammiraglio, da grog’ram = grossa grana, detto della sua tunica. V. l’enciclopedia di Chalmers, 5. 113.
Grognard: parola francese che vuol dire brontolone. Es. «Un magnifico teatro ieri sera per la seconda rappresentazione del Tristano. Poco meno di seimila lire d’incasso. Tutte le signore nei loro palchetti, tutti gli abbonati nelle loro poltrone, non esclusi i più temuti grognards». Grognard proviene da grogner, antico francese groigner, rispondente all’italiano grugnire, lat. grunnire.
Groom: (pronuncia groûm) voce inglese, passata al francese, e probabilmente per questa via all’italiano. Palafreniere, staffiere, valletto, paggetto, sono belle voci nostre e proprie che potremmo usare in sostituzione della parola straniera. (Il Littré rivendica groom al francese gromet = domestico, garzone del vinaio).
Gros: voce francese; tessuto di seta di grossa trama, come dice la voce.
Gros bonnet: locuzione francese, molto felice, dedotta verosimilmente dal gallone alto che i graduati portano sul berretto, per indicare i pezzi grossi di qualche amministrazione. È voce comune da noi, e vi si connette spesso un senso di spregio. Noto come curiosità, almeno per me significante, che G. Garibaldi, in una sua lettera, esumata nei giorni in cui caddero per la fiumana dei primi mesi del nuovo Regno di V. E. III, i muraglioni del Tevere in Roma, ben prevedendo sin da allora tale ruina per la mal progettata e mal compiuta opera, ne dà colpa ai pezzi grossi del Ministero dei L. P., cui chiama con l’epiteto nuovo di cardinali. Molto facilmente un altro avrebbe usato gros bonnets. G. Garibaldi, non letterato, ma italiano, creò in vece un neologismo felice ed italiano. Documento minimo, ma che contribuisce alla mia paziente dimostrazione: essere il sentimento, non le leggi, non le scuole, la principale causa della conservazione di un linguaggio.
Grossier: voce francese; risponde esattamente alla nostra viva parola grossolano, (triviale, sgarbato, rozzo). Ma nel linguaggio mondano si spende la prima voce più volentieri che la seconda. Solita caso!
Grossista: neologismo del linguaggio mercantile, detto di colui che commercia a grandi partite e non al minuto.
Grosso: nome di antica misura di peso, lombardo gròss, usato ancora presso i tabaccai. Vale 10 grammi.
Grotta: per cantina vive nei volgari di Romagna e del Piemonte e così nel milanese, facendo, con la tendenza di questo dialetto, maschile la parola in grotto, crotto, crot; ma sempre intendesi di stanza sotterranea.
Grottesca: in arte indica propriamente le decorazioni parietali (secolo XV e XVI) ad imitazione di quelle dell’epoca romana, rinvenute per gli scavi che si fecero in Roma nel 500 allo scopo di trovare statue anticaglie. Siccome queste decorazioni non venivano liberate dalla terra in cui erano nascoste, e per studiarle conveniva scendere in sotterranei o grotte, così grottesche furono dette le nuove decorazioni stesse. Di qui il senso derivato di bizzarro, capriccioso, etc.
Grotto: V. Grotta.
Gruera o Gruyère: nome di un noto formaggio svizzero con occhi o buchi oleosi, imitato bene anche in Italia, che trae il suo nome dalla città svizzera di Gruyère, nel cantone di Friburgo.