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xxiv Alfredo Panzini

sano giudizio convengano. Io, ad esempio, ho inteso dei tecnici, gente solitamente aliena da ogni pensiero letterario, dolersi perchè in certe scritture italiane di carattere tecnico nelle quali la precisione e la chiarezza sono necessarissime, si capisce a stento che cosa in esse si è voluto dire: così non accade in scritture consimili, straniere. Non si può dare giudizio di condanna più semplice e terribile di questo.

Tale miserevole stato dell’italiano dell’uso spicciolo, capisco, non tocca molto chi specula in alto, o chi occupa le grandi gerarchie letterarie, ufficiali o accademiche.

Qui io sento ancora, e più forte, sibilare all’orecchio questo rimprovero: «È inutile che voi vi camuffiate: in voi si scorge la chierica: voi siete un pedante e un purista».



Bene, vediamo! e scagionandomi di questa imputazione di purista, anzi notando alcuni errori di giudizio dei puristi, mi si conceda l’opportunità di meglio entrare nel vivo dell’argomento.

Il confine tra il purista appassionato ed il pedante non è facile: certo formano esigua schiera, e questo essere essi in pochi a sostener una battaglia, lo confesso, mi induce a benevolenza anche nel considerare il male che con la loro intransigenza possono aver cagionato. Si intende dei puristi e pedanti sinceri, perchè i mercenari delle umane lettere che a simiglianza del giudice iniquo osservano le leggi in pretorio e fuori le dilaniano, non entrano nel mio conto. Per i puristi questa nuova italianità è una perdita di italianità: gli stessi vocaboli forastieri, ma necessari perchè dovuti al fatale preponderare di un pensiero più evoluto del nostro, senza dei quali dovremmo rimanere a bocca aperta come nel giuoco del perchè in cui si deve sfuggire una data lettera, sono tacitamente condannati.

Che dire poi dell’avversione per tutta quella meravigliosa fioritura di voci, espressione del nuovo pensiero e della nuova scienza, comuni a tutte le nazioni dotte, vero piccolo vocabolario universale? Non potendole distruggere, le vorrebbero ristrette al rigido linguaggio delle scienze: fanciulli che si illudono di potere arginare un fiume che straripa magnifico nel comune parlare!

E poi — ripeto — per noi italiani che deriviamo dalla coltura greco-latina, come non sentire un fremito di orgoglio vedendo che i