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Prefazione | xxiii |
Fra gli scrittori di amene lettere non mancano prosatori di forte originalità italiana, e non mancano forze nuove di buoni e animosi combattenti in difesa di una prosa la quale sia sopratutto italiana. Non faccio nomi nè cito esempi perchè sembrerebbe che io volessi lodare opere ed autori poco noti od ignoti.
Ma pur troppo, accanto a questi buoni e coscienti il numero degli improvvisatori, degli spensierati, dei dilettanti di letteratura è presso di noi soverchiante. Il publico pone, oimè, tutti in un fascio e poi, come tutti i re, anche il publico ha troppi ciceroni e cortigiani ai fianchi, i quali gli impediscono di conoscere il vero; e infine il nostro publico manca, per complesse ragioni, di elementi di giudizio proprio.
Una cosa è certa, e questa è detta ai facili dilettanti: in arte non si improvvisa: scrivere è arte e domanda genio e pazienza, cioè preparazione.
Tutti vedono gli oggetti ed i colori, ma solo il pittore sa come si devono disporre questi oggetti per esprimere l’anima del colore e delle cose. Queste leggi dell’arte ben curano i prosatori francesi di cui noi ammiriamo la facilità e la semplicità. Quest’arte non ha nulla a vedere con la virtuosità, con le lambiccature, con la biacca, con gli spasimi, con gli artifici di certa prosa alla moda: coreografia di parole, edifici di tela dipinta che mascherano il vuoto. Cioè, mi correggo: si può anche improvvisare in alcuni rari e specialissimi casi; ma allora esiste una segreta e potente preparazione dell’anima.
Vero è che questo argomento scotta e poi è troppo soggettivo, nè posso nascondere — lo confesso con aperta sincerità — di non portarci alcuna passione.
Giudichi dunque ognuno a suo piacimento.
Ma oltre a questa prosa artistica e dotta v’è la prosa dell’uso quotidiano, la lettera, il resoconto, l’opuscolo, il progetto, il manifesto, il bollettino, il programma, l’istanza, il manuale, la nota, la scritta commerciale della curia, degli uffici dei ministeri, etc., etc. Che in queste scritture, le quali non richiedono arte, si usi un linguaggio fuori del decoro e di una legge, quale essa si sia 1, credo che tutti quelli che hanno
- ↑ Ho fatto un’osservazione che mi pare importante: nella nostra vita politico-giornalista, così ricca di piccole inimicizie, quando si vuole combattere a fondo un discorso, un manifesto, uno scritto di un avversario, i nostri sono capaci di diventare anche puristi, spulciano le parole: «Oh, dove ha messo la grammatica il signor tale? Può stare a capo di un’amministrazione chi spedisce tali dispacci? chi fa tali manifesti?» e simili frasi.