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Fer — 180 — Fet

significherebbe: fortitudo eius Rhodum tenuit. Si allude ad una spedizione in Oriente di Amedeo V, conte di Savoia, il quale col suo valore conservò Rodi a quei cavalieri. Mal sicuro però è il motto. V. Fumagalli, Chi l’ha detto?, op. cit.

Ferruminatore: cannello col quale si avviva e si dirige la fiamma per saldare a fuoco e per fonder metalli.

Ferry-boot: voce inglese usata frequentemente, che significa alla lettera nave da traghetto, cioè chiatta, espressamente fabbricata, con doppia elica a prua ed a poppa, per trasportare carri, carrozze del treno, mercanzie, passeggeri tra rive vicine. Ferry-boat è da alcuni tradotto per pontone, ma questa è la parola francese ponton.

Fervet opus: ferve il lavoro. Emistichio di Vergilio (Georgiche, IV, 169) ove si descrive il lavoro delle api: fervet opus redolentque thymo fragrantia mella.

Fesa: è voce milanese che vuol dire spicchio. Così chiamasi il taglio del culaccio nel vitello, la polpa.

Fesserìa: V. Fesso.

Fessìpede: detto dei bovini, suini, ovini che hanno l’unghia divisa. La parola italiana è bisulco. Fessipede non è parola ch’io trovi in alcun lessico: è quindi ragionevole supporre che sia voce di formazione abusiva per effetto della dimenticanza della parola buona: caso più che frequente.

Fesso: (dal part. del verbo latino findere = spaccare, onde fesso = spaccato) termine napoletano che significa stupido, sciocco, di buona fede e peggio. La voce fesserìa per dabbenaggine, sciocchezza, sbaglio, etc. è nota ed usata oltre i confini di quel dialetto. Sono due voci elastiche che i napoletani sanno usare con infinita varietà di sensi e di cui vanno giustamente gloriosi.

Festa danzante: brutta e impropria locuzione invece di ballo, la quale non è tolta dal francese come molti credono. In francese dicesi bal; bensì è foggiata a somiglianza di soirée, mattinée dansante.

Festa degli alberi: V. Arbor’s day.

Festaiuolo: che si compiace, si diletta delle feste.

Feste farina e forca: i tre f di cui, al tempo de’ Borboni, fu detto abbisognare la plebe napoletana: motto che ricorda con più turpe cinismo di arte di governo il panem et circenses de’ Romani (Giovenale, Sat., X, 81).

Festìna lente: motto della sapienza latina e significa affrettati adagio. In Svetonio, ragionando di Augusto, cap. 25, è riferito come quell’imperatore nihil minus in perfecto duce, quam festinationem temeritatemque convenire arbitrabatur, e però spesso diceva in greco (che era la lingua mondana di allora) [testo greco], a cui aggiungeva: sat celeriter fieri, quidquid fiat satis bene. Probabilmente il festina lente è traduzione di [testo greco]. «Va adagio perchè ho fretta», come dicevano i Gesuiti. Del resto l’antica sentenza non è che l’arguto riflesso di un fatto psicologico che tutti avranno avvertito: quando la calma e la presenza della ragione non presiedono ad un dato lavoro, occorre maggior tempo, v’ha enorme spreco di forza nervosa, nè l’opera riesce bene.

Festival: vocabolo pressochè universale, usato anche in inglese e in tedesco: dicesi di festa musicale con danza, all’aria aperta e gran concorso di gente: di carattere popolare. Il Fanfani propone musicone(?!) Festival in francese era prima aggettivo; lat. festivalis.

Fetente: che ha fetore: termine fieramente ingiurioso e spregiativo nel dialetto napoletano.

Feticcio: voce portoghese, fetiço (lat. factura? V. Fattura) e significa propriamente l’idolo orrido e maliardo dei negri dell’Africa: prima forma ed espressione del sentimento religioso. Questa voce passò di recente, in tale senso, presso ogni linguaggio. Usasi anche per indicare l’oggetto di un culto fanatico, cieco senza riguardo ai vizi ed ai difetti: onde feticismo tale specie di adorazione e feticista l’adoratore.

Feticismo: nei casi di psicopatia sessuale chiamano così i medici-alienisti (Lombroso, Binet) la persona, o parte della persona, o l’oggetto che appartiene alla persona, il quale eccita le morbose sensibilità del senso.