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F


Fabbisogno: neologismo inelegante usatissimo nel linguaggio amministrativo per indicare la somma necessaria, il danaro occorrente per soddisfare a determinati impegni, provenienti da spese cui devesi provvedere in un periodo di gestione.

Fabbrica dell’appetito (la): locuzione nostra popolare ed arguta per indicare il bisogno fisiologico della fame, mangiare. Es. Lavorare per la fabbrica dell’appetito.

Fabbriceria: o consiglio di Fabbrica, è il corpo degli amministratori delle rendite o proventi di varia natura di spettanza di una gran Chiesa o Convento, e per le spese del culto e pel vantaggio della chiesa stessa. Fabbriciere è detto il consigliere della fabbricerìa.

Faber est suae quisque fortunae: ognuno è artefice della propria fortuna, motto latino attribuito ad Appio Claudio il Cieco su la fedo di Sallustio in De republica ordinanda, I, 1.

Facanápa: nome di maschera plebea, di origino veronese, venuta assai dopo le sue nobili consorelle del ’500. Naso da pappagallo, occhiali verdi come Tartaglia, cappello a larghe falde, cravatta rossa, giubbone bianco a gran falda. Sua sapienza: «Scarpa larga e goto pion, e tor el mondo come el vion».

Faccia: trovo sovente questa locuzione neologica su la faccia degli avvenimenti per dire in presenza, al cospetto. Ricorda la locuzione francese A la face de = en présence de. Ma anche senza essere puristi e per quanto sia sincero l’intento di accoglierci con equo animo voci e locuzioni straniere, il vero è che certi costrutti offendono il gusto ed il sentimento.

Faccia ipocratica: V. 'Hipocratica'.

Faciamus experimentum in anima vili: V. In corpore vili.

Faciente funzione: V. Funzionare.

Facit indignatio versus: Giovenale, Sat. I, 79: lo sdegno ha creato il verso. Mirabile e sintetica espressione che spiega il perchè molte anime nobili attesero alla missione delle lettere e della poesia.

Facoglione o faminchione: termine molto volgare e dialettale di alcune regioni dell’Italia, e significa, assai efficacemente, imbroglione, che cerca cioè di far con frode minchione altrui, traendo vantaggio della buona fede e della onestà del prossimo. Ma si intende di piccole e misere frodi.

Facoltizzare: per concedere, permettere è chiamato dal Rigutini verbo «sconcissimo». Certo è voce coniata nell’aere non puro degli uffici, e così dicasi dell’abusiva parola facoltizzazione, in vece di licenza, assenso, permesso, facoltà, concessione, beneplacito etc. Si osservi come il popolo eviti l’uso di questo parole antiestetiche e barocche.

Facoltizzazione: V. Facoltizzare.

Facoltativo: detto di legge o diritto in arbitrio di uno, è voce nuova «che non può rifiutarsi» così il Rigutini. Es. Treno facoltativo. Certo però ha sapore di voce non popolare, ma curialesca e nel linguaggio letterario il buon gusto avverte di preferire le locuzioni: in potere, in facoltà, ad arbitrio etc.