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re, etc. Nella lingua francese questo ex cominciò a preponderare al tempo della rivoluzione per esprimere insieme l’antico e il nuovo stato delle persone, ondo ex-prêtre, ex-préfet, ex-consul, etc. L’abuso di questo ex non è improbabile che ci sia provenuto per la solita via di Francia, si suole scrivere per maggior chiarezza, staccato dal nome.
Ex-abrupto: modo avverbiale latino, all’improvviso: dicesi specialmente di allocuzioni, discorsi senza prefazione o proemio.
Ex abundantia cordis os loquitur: (San Matteo XII, 34) come il vaso pieno trabocca; così il cuore gonfio di passione, rigurgita con le parole. Stupenda locuzione evangelica!
Ex aequo: lat. con ugual merito.
Ex càthedra: lett. dall’alto della cattedra: parlare ex cathedra, cioè in modo dogmatico e cattedratico.
Excèlsior: questo comparativo maschile latino che vuol dire più in alto, ha acquistato valore di intercalare esortativo dopo che una lirica dell’americano Longfellow, intitolata Excelsior, divenne comune presso di noi. Accenna il poeta all’ascensione simbolica di un giovanetto. Con valore avverbiale più esattamente si sarebbe dovuto usare il neutro: excelsius. Lo Zanella nella sua Conchiglia fossile espresse, meno enfaticamente, ma assai più profondamente e liricamente, lo stesso concetto:
Eccelsa, segreta
nel bujo degli anni,
Dio pose la meta
de’ nobili affanni.
Con brando e con fiaccola
sull’erta fatale ascendi, mortale!
Il Longfellow difeso il suo errore dicendo che quell’excelsior maschile si riferiva al giovane simbolico: ma è spiegazione poco plausibile. Comunque, excelsior diventò motto comune. Ora paro che tenda a cessare tale entusiasmo per questo abusato excelsior.
Excusatio non petita, accusatio manifesta: lat. scusa non chiesta, accusa manifesta, locuzione comune, nota specialmente nel ceto scolastico; in italiano, familiarmente, la prima gallina che canta, ha fallo l’uovo.
Excusez du peu: motto francese vulgato fra noi e di sapore ironico, dovuto a G. Rossini che lo scrisse sul manoscritto di un suo inno che doveva essere cantato e suonato all’arrivo del corteo imperiale (distribuendosi i premi dell’Esposizione universale del 1867) da più che 1200 musici e dovea terminare con fragor di campane e cannoni.
Exécuter: fr. eseguire (una condanna di morte) e per estensione nel giornalismo talora questo verbo è usato in vece di condannare^ giudicare, spacciare, finire. Es. il ministero è exécuté.
Exequátur: terza per. del con. pres. del verbo latino exequi, con forza di imperativo, si eseguisca. Era, nell’antica procedura, la formula scritta in fondo ad una sentenza di tribunale, in virtù della quale acquistava valore esecutivo. Secondo il diritto canonico, exequatur indica il permesso del Sovrano di porre in esecuzione ne’ suoi Stati le Bolle della Corte di Roma. In diritto publico è l’atto che conferisce ad un console, il diritto di esercitare le sue funzioni.
Exhibition: V. Esibizione.
Ex-libris: lett. dai libri, motto latino con cui è chiamato quel cartellino che si incollava ai libri e valeva ad indicarne la proprietà: da prima a penna, indi a stampa con bellissimi fregi, disegni, motti. Tale antico costume tende a rifiorire fra i bibliofili. V. per maggiori notizie: Dottor Achille Bertarelli, Gli ex Libris italiani. Hoepli, 1902.
Ex magna coena sthomaco fit maxima poena: da copiosa cena deriva allo stomaco gran pena, saggia sentenza della Scuola Salernitana, consimile all’altra: ut sis nocte levis sit libi coena brevis.
Ex novo: di nuovo.
Ex ore tuo te judico: lat. ti giudico dalle tue parole, cioè ti condanni da te.
Ex ossibus ultor: emistichio del famoso verso latino: exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor. — Sorgi, qual che tu sia, vendicatore dallo nostro ossa (Vergilio, Eneide, IV, 625). Motto di G. B. Strozzi, detto Filippo S. il Giovane (1488-1538) nemico ai Medici, prima di darsi la morte.