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Prefazione | xvii |
perdette italianità, che farci? Ma di ciò meglio si ragiona nelle pagine che seguono.
Più grave infine sarebbe il rimprovero di chi mi osservasse che io raccattai queste parole nei giornali o nell’immondezzaio dei particolari linguaggi. Certo se avessi cercato nelle ponderate prose accademiche o negli scrittori nostri fioriti, o nelle lodate rime dei molti e nuovi poeti, avrei raccolto altra materia di parole. Ma io per un libro di filologia viva, non potevo non tener conto di questa forma viva di letteratura che è rappresentata dal Giornale, dalla Rivista, etc. Che si direbbe di un osservatore il quale giudicasse il costume di un popolo osservando di preferenza le stoffe e gli orpelli che sfoggia nei dì festivi o nel carnevale e non desse importanza al modo di vestire quotidiano?
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Esposte così le ragioni e i criteri dell’opera, qui non rimane posto che per una preghiera, ed è la seguente.
Può darsi che a taluno non giunga nuovo il mio nome, onde mi si dica: «Voi, che otteneste alcuna lode pel lepore e la sincerità di alcune novelle e simiglianti scritture, vi siete dato al grave mestiere e non vostro dell’erudito?».
Ecco, io credo che anche l’erudizione, quando parta da vero amore del sapere, contenga in sè stupendi elementi di arte e che la rigida partizione, che in Italia è soverchia fra artisti ed eruditi, se fosse componibile, sarebbe gran bene: del resto se a me accadrà la sorte dell’irrequieta cornacchia che fu respinta tanto dal gregge delle cornacchie come dal formoso genere dei pavoni, non mi dorrò nella coscienza perchè non l’ho fatto a posta.
II.
Ora rimane da affrontare più grave tema: ragionare cioè dello stato presente della lingua italiana, perchè fu per l’appunto considerando questo stato che nacque il libro odierno.
L’argomento è di tale natura che, a volerne dire compiutamente, sarebbe necessaria non una prefazione, ma un libro. Ciò non è qui cosa possibile e sono mal grado mio costretto ad usare la forma sintetica, tracciando a larghe linee piuttosto che descrivendo il tutto in modo
A. Panzini. Supplemento ai Dizionari italiani. | b |