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dalla morale, dalle leggi, dalla sua condizione, dalla civiltà. È quindi improprio per ogni leggiera convenienza. Dicono alcuni, nota il Tommaseo (Sin. 2456), «Fo il mio dovere, e faranno un inchino. I miei doveri a casa, e questo significa i miei saluti. E gente che così parla è la più noncurante spesso de’ veri doveri». Manz. X: «La voce era corsa; e i parenti e gli amici venivano a fare il loro dovere». La stessa enfasi si sente in dovere per compito assegnato dal maestro, lavoro di scuola. Comune nel dialetto lombardo e piemontese.» Così il sig. Allan, op. cit. Vero è che esso è uno di quei gallicismi sanciti dall’uso.
Draga: parola comune con la quale si indica quell’istrumento meccanico fatto di cucchiai e di gran bracci a leva, adoperato specialmente per togliere ai porti, fiumi, canali, il deposito di fango che toglie il passaggio alle navi. Draga ci provenne dal francese drague. La nostra parola è cava-fango. Oggi la meccanica costruisce cava-fanghi a vapore poderosissisimi (V. Pirodraga) che rendono navigabili alle maggiori navi porti e canali che altrimenti sarebbero in breve interrati. Drague, dall’ingl. drag, trarre.
Dragomanno: nome dato in Oriente a certi ufficiali che si prestano come interpreti fra gli indigeni e gli stranieri nei processi, le udienze, le cerimonie, etc.
Draisienne: istrumento inventato nel secolo XVIII da certo Barone Drais di Sanerbonn, simile presso a poco ai nostri primi cicli di legno, a due ruote uguali ma senza pedali, e che si poneva in moto puntando i piedi in terra. La draisienne rappresenterebbe il tipo primo e imperfetto, rimasto per lungo tempo immobile, della famiglia gloriosa della bicicletta.
Dramatis personae: nelle antiche stampe dei drammi antichi leggonsi queste parole latine che vogliono dire le maschere (giacchè nel dramma greco solevano gli attori magnificare il volto con speciali maschere) ovverosia i personaggi del dramma. Per estetica ricercatezza di frase il modo antico è talora rinnovato dai moderni, oppure così si dice con intendimento faceto per indicare gli autori di un dato avvenimento.
Drap: tessuto di lana in cui trama od ordito sono coperte da lieve peluria; voce di incerta origine. In italiano v’è drappo, ma nel linguaggio della moda vince la pronuncia e la voce francese.
Drawing Frame: locuzione inglese che non esce dal linguaggio de’ filatori di cotone; in italiano stiratoio e letteralmente intelaiatura della macchina da stirare.
Drenaggio: voce internazionale: francese drainage, tolta dall’inglese draining = bonifica, prosciugamento di terra. Voce oramai invalsa per indicare lo scolo o spurgo dei terreni aquitrinosi o palustri mediante opere e canali sotterranei. I puristi giustamente consigliano la voce fognatura, se non che nell’uso per fognatura parmi che si intenda specialmente lo scolo delle cloache nelle città. | Drenaggio, in medicina significa quella cura che consiste nell’aiutare lo scolo de’ liquidi interni dell’organismo mantenendo aperto l’orificio con un tubo (drain) o con filacce.
Drizza: nel ling. mar. vuol dire ghia o paranco, con cui si alzano antenne, picchi e vele.
Drop: voce inglese che significa gocciola e così in commercio si chiamano talvolta quelle caramelle sferiche di vari sapori e colori che l’Inghilterra ha messo di moda.
Dublè: V. Doublé.
Dulcamara: per ciarlatano. Dall’Elisir d’Amore del Donizetti. | Dulcamara propriamente è una pianta sarmentosa della famiglia delle Solanacee usata in medicina come diuretica e depurativa. Il nome le proviene dalla sensazione prima dolce poi amara che dà a chi la assaggia.
Dulce et decorum est pro patria mori: antica massima sublime, da Orazio (Odi III, 2, 13) così armoniosamente espressa. Dolce e nobile cosa è morir per la patria. Orazio, a vero dire, preferì gettar lo scudo, vantarsene a iattanza di viltà, e vivere bene finché gli fu concesso. La massima, ripetuta nei secoli, va oggimai perdendo il suo valore intimo a cagione dei mutati sensi e delle mutate condizioni della nuova civiltà: conserva tuttavia il suo stupendo valore storico.
Dulcinèa: scherzosamente per amante, amorosa. Dulcinèa del Toboso, l’amante