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Cor — 112 — Cos

toros = corsa de" tori: il noto spettacolo nazionale e classico degli spagnuoli, che consiste nell’aizzare e dar morto, entro circhi anfiteatri, a tori furenti e gagliardi.

Corruptio optimi pessima: nota sentenza latina: pessima è la corruzione di chi prima era buono, giacchè vi aggiunge scienza e deliberata coscienza del male.

Corsage: appunto come in italiano = corsetto; la parte cioè superiore dell’abito muliebre, ma nell’uso mondano prevale la voce francese. La etimologia è dal lat. corpus, fr. corps, corselet corsaletto, corsetto.

Corset: fra gli oggetti di moda o d’igiene, trovo sovente questa parola francese invece delle due voci nostre: busto, fascetta.

Corsetière: bustaia. Nel ceto signorile e mondano la voce francese non è infrequente.

Corsi e ricorsi: il ripetersi in date circostanze di dati fenomeni storici secondo la filosofia di G. B. Vico (1668-1743) Principii di una scienza nuova.

Cortes: nome dato alle assemblee nazionali legislative di Spagna e di Portogallo. Dallo spagnuolo corte.

Corte suprema: V. Cassazione.

Corto circùito: (elettrotecnica) collegamento diretto, o mediante condutture di resistenza praticamente nulla, di due punti di un circuito elettrico in cui siano in azione un generatore di corrente od un sistema di generatori.

Corvée: voce francese comunemente usata in italiano. Storicamente per corvée intendevasi, nell’ordinamento feudale, il servizio che il villano doveva al signore, come pulir le fosse del castello, mantener le vie, far lavori campestri, giornate di opere, dare prestazioni di carri e giogatici. Luigi XVI, su proposte del ministro Turgot, con legge del 27, VI, 1787, abolì molte di queste servitù: l’Assemblea Costituente (18, III, 1790) e quindi la Convenzione (17, VII, 1792) ne scancellarono ogni traccia. Non è però morta la parola ed è passata ad altro senso. Corvée oggi indica il servizio militare fatto a vicenda: infine lepidamente dicesi di ogni lavoro o commissione o ufficio, faticoso ed ingrato. Per il francese poi, seguendo la sua natura iperbolica, una visita, un ricevimento, l’accompagnare la moglie a spasso, possono essere una corvée, e in tal senso noi l’usiamo: in questo sta la servile imitazione nostra. Es.: «Ci telegrafano da Roma, 8 novembre, notte: Stamane durante il ricevimento dei ministri, l’on. X*** ha pregato il Re di posare per il ritratto-tipo da distribuirsi agli uffici pubblici e alle scuole. La proposta è stata accolta con un sorriso che rivelava la rassegnata per quanto non entusiastica disposizione del Re a questa corvée!» Per la etimologia, ella è voce evidentemente latina: Corvata, da corrogata [cum e rogare] quindi convocazione, dimanda, nel modo stesso che nell’antico francese, da rogare latino si ottenne rover, enterver; da Bagacum, Bavay. Avverti che nella bassa latinità corrogata e corvata hanno lo stesso senso: operae quas subditi ac rustici dominis suis praestare ex lege tenentur. V. Du Cange, Glossarium m. et inf. latinitatis.

Cosa: in vece di che o che cosa nelle forme interrogative e dubitative, è modo familiare e dialettale delle regioni dell’Alta Italia in ispecie e che ottenne onore ed autorità letteraria dall’esempio del Manzoni. Che la voce cosa usata con parsimonia e garbo, adattandola al tuono del discorso, riesca efficace è un conto: che proprio il modo sia eletto ma da sfuggirsi però unicamente perchè non piace ai pedanti, come scrivono i signori Morandi e Cappuccini nella loro grammatica, è un altro. Non è solo che non piaccia ai pedanti, ma è anche che non si trova gran conforto di esempi classici e in alcuni dialetti dell’Italia centrale dicesi costantemente che.

Cosciale: di una locomotiva, di un carro, indica uno dei lati longitudinali del telaio (meccanica).

Cose che capitano ai vivi: cioè le disgrazie; bella perifrasi di filosofia popolare.

Così tanto: per così è modo pleonastico conforme alla maniera dialettale lombarda inscì tant.

Così va il mondo, bimba mia!: titolo di una commediola del poeta dialettale