Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/148

Con — 106 — Con

volesse obbiettare che portinaio equivale a portier che è meno dignitoso di concierge, rispondiamo che ciò può valere a Parigi non in Italia. V. Suisse.

Conci: più comune che al singolare concio: è termine architettonico; significa i letti o facce delle pietre lavorate con qualche finezza onde facciano buona commettitura. La Crusca e il Petrocchi notano questa fra le voci fuor d’uso. Certo è dell’uso, se non comune, tecnico.

Concio: per concime, letame, stabbio, benchè notata nei Lessici e nella Crusca, parmi oggi, nell’uso, voce specialmente regionale toscana al modo stesso di sugo e sughi.

Conclusionale: parola del gergo forense italiano: è quella scrittura definitiva che raccoglie la storia della causa, riassume i motivi che sorreggono le ragioni di una parte e si chiude con le conclusioni, cioè con le domande specifiche mosse da una delle parti al giudice.

Condor: specie di grande avvoltoio dell’America meridionale (Ande) dal volo altissimo: il maschio ha sul vertice una cresta carnosa (Sarcorhamphus gryph).

Conferenza: voce antica che indica una nuova forma letteraria di cui pare l’età nostra goda ed abbisogni. Consiste, come è noto, nel trattare piacevolmente (se si può) di svariati argomenti, artistici, scientifici, filosofici, ecc. Modo facile e mondano di acquistare nozioni e coltura. Der. conferenziere. | Conferenza, nel linguaggio forense significa il conferire di un avvocato col cliente intorno ad un determinato affare: usasi specialmente nel Veneto: in altre regioni d’Italia dicesi congresso. Se di più persone e alquanto prolungata dicesi sessione, e se lieve o occasionale intervista. La conferenza preludia al consulto o consultazione., cioè parere legale.

Conferenza dell’Aia: a cui intervennero (1899) i rappresentanti, diplomatici e filosofi, di ventiquattro governi del mondo, compresa la Cina: il programma di questa conferenza fu di studiare e seguire la proposta dello Tzar di Russia, discutendo sui modi onde effettuare il disarmo e la pace tra le nazioni. Conseguenza del congresso fu la Corte permanente d’arbitrato internazionale che risiede all’Aia. V. Pascoli, Poemetti, Il pastore dell’Arar.

Confessionale: dicesi di opinioni o istituzioni che abbiano attinenza con alcuna fede o confessione religiosa: dal fr. confessional. Neol. dell’uso, non accolto nè pur dal Petrocchi.

Confezionare: V. Confezione.

Confezione: voce registrata dal Petrocchi nel Diz. universale come popolare per dire fattura d’abiti o d’altro. È il francese confection. In tale uso comune sta appunto il gallicismo. La parola in sè è italiana ed ottima (lat. confectionem da cum e facere) ma in altro senso; cioè nel senso antico di conserva giulebbe, composizione medicinale. Es. «Il cioccolatto è una mistura o confezione fatta di vari ingredienti, tra i quali tengon il maggior luogo il cacao abbronzato ed il zucchero» (Vedi Annot. Ditir). Insomma ha perduto l’antico senso italiano, ed acquistato il nuovo francese. «Sconcio gallicismo» lo chiama il Rigutini e così dicasi del verbo confezionare. Vero è che il determinare i gradi di sconcezza delle parole e delle locuzioni straniere che in sì gran numero entrano nella nostra favella, mi pare infelice e disperata impresa.

Confidente: eufemismo del linguaggio poliziesco per indicare la spia.

Confiteor: lat. confesso, nome di preghiera che si recita al principio della messa: dire o recitare il confiteor vale familiarmente pentirsi, incolpare sè di male avvenuto.

Conflagrazione: neologismo dal latino conflagratio che significa incendio. Nel senso figurato di scontro, scoppio di ostilità fra nazioni e popoli, certo a noi provenne dal francese conflagration.

Confusionismo: uno de’ tanti neologismi ed astratti in ismo, che include mal senso di eccesso.

Congiuntivo: § 1 usato in vece del condizionale. In alcuni dialetti e in alcune prose letterarie talora è usato il congiuntivo in vece del condizionale e ciò, forse, per effetto di antico idiotismo toscano. Non mancano esempi classici e di autori eccellenti. «Chi sa che tu pure inasprito dall’avversa fortuna non ti fossi lasciato