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nella locuzione: «per fare un civet di lepre ci vuol la lepre.» Civet è da cive civette, latino caepa = cipolla, la quale ha gran parte in simili opere culinarie.

Civilizzare e civilizzazione: ripetono la loro origine dal francese civiliser e civilisation. In italiano si dirà incivilire e incivilimento. Ma nell’uso le due prime parole prevalgono tanto che sono registrate anche in alcuni dizionari. Il Petrocchi, per scrupolo di coscienza, vi aggiunge «più comunemente incivilire» ed è proprio il contrario! Ironia del decoro! La Crusca registra il verbo e l’aggettivo.

Clairière: (da clair, fr. chiaro, latino clarus) spazio spoglio di alberi, radura, pratello in una foresta. Nel linguaggio figurato sta per oasi, passo, luogo dove si tira il fiato, si respira.

Claque: parola francese di molto uso che significa soprascarpa, ed ha l’ufficio di riparare la scarpa dall’acqua e il piede dall’umidità. Vedi galoche. L’etimologia è da claquer, verbo onomatopeico, battere, far rumore.

Claque sost. fem. e Claqueur: vocaboli del linguaggio teatrale assai noti, ed indicano quelle camorre che applaudono per convenuto patto e compenso o fischiano se non sono pagate per applaudire: gioia e martirio di maestri di musica e di cantanti. Costume e voce di origine francese; per l’etimologia V. il precedente vocabolo.

Clan: parola dell’antica lingua gallica o celtica, parlata un tempo nella Gallia e nella Britannia, di cui oggi restano vestigia in Iscozia, nel paese detto appunto di Galles, e nella Bassa Bretagna. Clan = figli, famiglia, cioè tribù, formata da un certo numero di famiglie, rette da costumi determinati e aventi un capo ereditario in una delle famiglie più cospicue. Nella Scozia tutti i componenti di una tribù premettevano al nome proprio il prefisso Mac = figlio, onde Mac-Donald, Mac-Kenzie, etc. La modernità penetrando tra i montanari scozzesi (Highlanders) e specialmente l’opera del governo inglese dopo le ribellioni di que’ popoli, durate dal 1715 al 1745, hanno tolto ogni valore a codesta primitiva istituzione sociale. V. 'Highlanders'.

Claudite jam rivos, pueri, sat prata liberunt: lett. «chiudete i rivi, o giovani, i prati bevvero assai.» Dicesi in senso figurato per significare essersi di alcuna questione trattato a bastanza, esser tempo di finirla. (Vergilio, Egloga III, 75).

Claustrofobia: una delle tante fobie studiate dai medici e dagli alienisti. Con questa parola (da claustrum = luogo chiuso, cfr. chiostro) si vuole indicare quell’angoscia che certi neuropatici provano nel trovarsi in luoghi chiusi: in treno, ad esempio.

Cleptòmane: V. Cleptomanìa.

Cleptomania: neologismo scientifico (dal gr. clepto = rubo e mania). Indica una morbosa tendenza che taluni uomini e donne, anche ricchi, hanno di sottrarre oggetti che specialmente colpiscano la loro avidità e desiderio. Intendesi più come malattia che come colpa. Notasi infatti in molti casi di pazzia. Derivato cleptòmane.

Clerici vagantes: lat., appellativo dato ai Goliardi. V. Questa voce.

Cliché: termine del linguaggio degli stampatori con il quale si designa solitamente una zincotipia, montata su legno: il disegno vi è in lievissimo rilievo e si stampa insieme ai caratteri. La calcografia invece ha il disegno incavato nella lastra, stampasi a parte, più lentamente e lasciando più perfetta imagine e tipica impronta di sè. Cliché è voce fr., da clicher = a cliquer. Piú generalmente per cliché intendesi ogni determinata impronta di stampa, come la stereotipia. Con questa parola francese è pur chiamata la prova negativa nell’arte fotografica. Dicesi pure cliché in senso figurato, es. «è sempre lo stesso cliché» per significare la stessa cosa modellata su lo stesso stampo, il motivo obbligato che si ripete a termine fisso. Voce di grande uso e necessaria, quindi vana fatica sostituirvi parola italiana.

Climax: dal greco klimax = scala. È figura retorica che in italiano chiamasi gradazione. La parola è usata anche nel linguaggio musicale.

Clinico: greco kline = letto, aggiunto dell’arte medica quale suole impartirsi al letto dell’infermo. Onde Clinica l’ospitale