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certa loro ostentata astinenza e dieta acquea; nei pasti, i vini hanno perduto di pregio nelle ricche mense. Ma lo champagne, a quel che pare, non perde la gloria del suo primato.
Champoing (ciampuin): voce scozzese... diffusa presso i barbieri, da qualche anno a questa parte. (Altri scrive shampooing). E un participio sostantivato che vuol dire spugnatura. Consiste in una lavatura del capo con stropicciatura di materie saponarie ed effervescenti allo scopo di toglier la forfora, rinfrescare, profumare il capo. Anglicismo verosimilmente pervenutoci, come tanti altri, pel tramite della Francia.
Chance: parola francese di largo uso che supplisce alle seguenti italiane: fortuna, combinazione, probabilità, alea. Cfr. per l’etimologia il verbo choir (lat. cadere) = cadere.
Chanteuse: non significa in francese la nostra cantante, cioè celebre cantante (fr. cantatrice) ma quell’artista che si presenta con molta grazia a cantar canzonette sul palco scenico dei Caffè-Concerto. Uso nuovo, nome nuovo. La chanteuse non canta liricamente, ma sottolinea, adombra, colora, sorvola, e spesso con la danza e col gesto completa la parola; talvolta recita e allora più propriamente dicesi diseuse: non è diva, insomma, ma divette, spessissimo étoile. Alcune chanteuses, specie di marca parigina, godono rinomanza mondiale, e coperte le ben modellate nudità di brillanti e di strane e scarse vesti, ottengono plauso e trionfo. Voce che si alterna con l’altra neol. canzonettista.
Chapeau claque: capello a molla fatto a staio e di raso nero, che per mezzo di molle deprimesi e portasi poi sotto braccio come una stiacciata, e premendo le molle fa claque (V. questa voce) e prende la nota forma di cilindro. Cfr. Gibus. Avverti anche qui le molte voci nostre regionali per indicare il cappello a staio, cioè cìlinder a Milano, bomba in Roma e nell’Italia centrale, tubo a Napoli, canna a Venezia.
Chaperon: nome francese di antica forma di berretta caudata; in italiano vi risponde la voce classica capperone, cioè cappuccio, capperuccio, probabilmente dal verbo latino capere (prendere), quasi quod totum capiat hominem: cfr. cappa e accappatoio: altri, meno bene, da caput = capo. Usata è la voce chaperon per indicare quella dama grave d’anni o di senno, o possibilmente d’una e d’altra cosa, o parente, che accompagna e tutela una signorina in società, come vuol l’uso. Così dicesi in francese: cette dame lui sert de chaperon. Elle a pour chaperon une vieille tante, e simili. Il nuovo senso certo è derivato da quella facilità di estendere i significati che è proprio del francese: come la cappa difende, così fa la matrona. Derivato è il verbo chaperonner. A chaperon il Rigutini contrappone le parole guida, maestra, matrona regolatrice (?) e in senso men buono copertina, far da copertina. Ma avvertasi che nel linguaggio delle eleganze e degli usi mondani, come nell’ordinamento degli uffici, della politica, della milizia, etc., noi subimmo necessariamente l’influsso della Francia, e con le cose vennero i nomi.
Char-à-bancs: forma di vettura lunga e leggera, fornita di più sedili ugualmente disposti di traverso. Nel napoletano carri a due alte e grosse ruote con molti sedili sono di uso popolare e si chiamano francesemente: saraban, o sciaraban.
Charcuterie: in certo stile mondano ed elegante questa voce francese sembra avere suono meno volgare che non la equivalente nostra salumeria.
Charivari: voce francese poco nota nella sua etimologia. V. Littré e Scheler: indica propriamente il concerto di lattoni, padelle, zufoli che si fa alle nozze de’ vecchi. Dicesi (e in tale significato è d’uso tra noi) di qualunque rumore assordante e tumultuoso: musica discordante, diverbio, baccano con grida e schiamazzi.
Charlotte: questo dolce è formato di fette di pane passate prima nel burro bollente: se ne tappezza uno stampo, riempiesi di fette di mele o di albicocche, con zibibbo ed altri sapori, cuopresi con altro pane e si cuoce a fuoco lento, sopra e sotto, entro la bornice. Servesi caldo. Talora, nell’atto di portare in tavola, vi si versa dello spirito, accendesi, servesi. Allora a Milano ottiene il nome belligero