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conviene dimenticare ciò che fu già detto: cioè, aver noi tolto l’ordinamento amministrativo e militare in gran parte dalla Francia, onde le voci insieme alle cose. Segretario capo, Ingegnere capo per primo segretario o caposegretario sono altresì modi non accetti ai puristi.
Caporale: popolarmente è detto il capo di alcuna squadra di operai. Caporale, nel gergo di alcune regioni, dicono il mozzicone dello sigaro. Caporàl dicono in Lombardia di donna che abbia modi spicci, maschili, energici e che al costume abbia simile l’aspetto.
Caporale di Francia: sopranome dato a Napoleone I, tolto manifestamente dal Petit caporal de’ francesi. Giusta qui cade la osservazione del Cherubini che stampò quel suo bel dizionario in tempi in cui la voce caporale di Francia doveva essere più viva che oggi non sia: «Caporale: di piccola statura e di poco valore. Però siccome nella vacuità del mondo l’uomo fa le cose come le cose fan l’uomo, così l’uomo nobilita i vocaboli, come i vocaboli nobilitano l’uomo. Ora questa voce per se tendente all’ignobile, è oggimai storicamente nobile dacchè fu affibbiata al maggior capitano del secolo, dacchè diventò come a dir soprannome di Napoleone Bonaparte.»
Capote e capotine: indicano il cappello chiuso delle signore, legato con nastro sotto la gola, oggi non troppo di moda. Capote è diminutivo di cape, mantello con cappuccio, lat. caput = capo. NB. Capotine non è nei diz. francesi, forse è una delle voci abusive da noi formate col francese.
Cappa: nome volgare dato sui liti adriatici a molti molluschi bivalvi. V. Cappa Santa.
Cappa: in marina indica quello stato del bastimento nel quale con poche vele nell’andatura di bolina si resiste ad un fortunale. Più chiaramente parmi dover dichiarare questa voce, e tolgo dal Guglielmotti: Cappa è termine antico ed indicò la vela maestra di qualunque naviglio perchè bassa, grande e centrale, meglio di ogni altra a guisa di padiglione essa copriva il legno e la gente. Questa voce vive nella locuzione alla cappa per indicare quella disposizione particolare di vele con che un bastimento, stretto dalla furia del vento contrario, si copre e fa testa quanto può all’orza.
Cappa Santa: chiamasi con questo nome volgare nell’Adriatico il pettine, bello e grande mollusco bivalve, il cui nome scientifico è Pecten jacobaeus. Su le rive dell’Adriatico molti molluschi bivalvi portano il nome di cappa (c. tonda, c. longa etc.), mentre l’aggiunta di santa deve derivare dal fatto che le valve del Pecten jacobaeus venivano o vengono portate come ornamento sul sarrocchino dei pellegrini al santuario di S. Giacomo di Compostella.
Cappella: nella locuzione fare una cappella: modo nostro volgarissimo che vale prendere un granchio, sbagliare con pregiudizio e danno.
Cappeggiare: l’essere o lo stare alla cappa. V. Cappa.
Cappella ardente: locuzione metaforica tolta dal francese chapelle ardente. Ma è così nota e intesa da tutti che è vano riprenderla. Certo si può dire il cadavere fu esposto in una stanza parata di nero ed oro con ceri e fiori, ma cappella ardente significa tutto questo appunto. Dicesi anche camera ardente.
Cappelletti: nome di una classica minestra bolognese-romagnola in forma di cappelli. Consistono in un disco di sfoglia soda coll’uovo, farcita di carni bianche mescolate a tuorli d’uova, prosciutto, midollo, burro, noce moscata, parmigiano, etc., il tutto convenevolmente, secondo arte, preparato: i lembi del disco si ripiegano e avvolgono in modo che paia il calco di un ombelico. Venere, se non di Milo, di Bologna, dicesi, secondo una faceta leggenda, essersi prestata ad offrire il modello. Si mangiano in brodo ed asciutti. Diconsi anche tortellini e tortelli, e si riempiono anche di ricotta e di bietole, ma così fatti si mangiano asciutti. In Toscana, ravioli: e pure diconsi ravioli a Milano se non che hanno forma di mezzo disco. Si fanno anche dolci e da friggere. V’è poi la parola agnellotti, che nel senso equivale a cappelletti o a ravioli, cioè minestra di pasta con ripieno. A Parma li dicono anolini, certo da agnellotti, appunto perchè si taglia