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col guapo, guappo, spagnuolo, nel cui nome spesso si confonde. L’indole umile, rassegnata, buona, incurante, allegra del popolo napoletano si presta a subire questa tirannide di pochi che escono dal suo seno e ne succhiano lo scarso sangue. Esso popolo sente il vantaggio immediato della clientela e non ne avverte l’immenso male sociale. Come poi la camorra plebea si rispecchi e s’intrecci con un’altra camorra elevata, non è qui il caso di discorrere. Meno probabile etimologia di camorra è quella che dá lo Zambaldi, op. cit., da chamorro = testa rasa, detto de’ plebei, in opposizione ai nobili che portavan parrucca.

Camorrista: V. Camorra.

Campagna: vale impresa, spedizione militare: si usa questa voce in senso neologico e figurato per significare un’azione concorde ed attiva di molti per ottenere un dato fine, economico, morale, politico, fermando su di esso l’opinione del publico. Es. campagna elettorale. Aver fatto molte campagne dicesi familiarmente e ironicamente di chi ebbe molte avventure nella vita, ma non tali da proporsi a modello della costumata gioventù.

Campata: nel linguaggio degli ingegneri indica la estensione degli archi di un ponte.

Camparo: termine lombardo (campee), guardia dei campi, colono cui si affidano molte funzioni proprie del fattore.

Campionato: fr. championnat, nel linguaggio delle corse dicesi di quelle prove in cui si gareggia per essere proclamato campione: l’onore di esser campione.

Campo: «il campo della storia, il campo della politica, etc.» è modo metaforico oggi molto comune. Il Fanfani lo riprende e suggerisce più semplicemente la storia, i particolari della storia, etc. Vero è che dicendo campo noi intendiamo indicare i confini entro cui si estende l’argomento.

Campo e diminutivo campielo: voci del dialetto veneziano indicano non propriamente la piazza, che dicesi piazza (Es. Piazza di S. Marco) ma que’ naturali spazi e slarghi che s’incontrano ogni tanto fra l’intricato dedalo delle calli, e che propriamente piazze non si potrebbero chiamare.

Campi di maggio: champ de mai e de mars, nome storico di antiche assemblee armate che gli antichi re di Francia convocavano periodicamente in sul far della primavera per deliberare su le cose della Stato. Queste assemblee si trasformarono in processo di tempo negli Stati generali (États-Généraux). Anche i famosi Letti di giustizia dei tempi posteriori, pressa la Rivoluzione, si possono considerare come una derivazione degli antichi Campi di maggio.

Camsin: vento caldo infuocato che suole spirare su le coste settentrionali dell’Africa dall’aprile al giugno.

Canalazzo: accrescitivo di canale, col suffisso dialettale in azzo: indica determinatamente lo storico, maggior canale di Venezia, che tutta la attraversa in forma di S. La più bella via del mondo!

Canapè: è voce francese, conquistata dall’uso; ma di comune origine latina (bassa latino canapeum). Divano è voce araba (diouân) e così pure sofà (soffha). La parola italiana sarebbe lettuccio, rimastaci nella frase: essere fra letto e lettuccio.

Canapificio: stabilimento dove si lavora la canapa. Voce di formazione popolare come linificio, cotonificio e comune in Lombardia ove coteste industrie tessili hanno grande sviluppo.

Canard: voce francese e vuol dire anitra. Dal fatto poi che nella caccia pongonsi sugli stagni delle anitre artificiali per attirare le vere, così da questa parola derivò il senso di frottola, fandonia, ma quasi esclusivamente nell’uso giornalistico. I nostri dialetti non mancano di simili espressioni metaforiche, ma queste non si estendono quasi mai al linguaggio comune. A Cesena, per esempio, dicono l’è una cagna per dire una frottola: balla in Milano e nell’alta Emilia.

Can: V. Kan.

Cancan: «specie di danza sconvenevole, ne’ balli publici, con salti smoderati e gesti impudenti, burleschi e di cattivo gusto,» così il Littrè, ove si può anche leggere l’etimologia possibile della parola. Alfonso Karr invece ci piacevoleggia scrivendo: Nous avons le cancan gracieux, la saint-simonienne, le demi-cancan, le