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Cac | — 69 — | Cag |
parate alla lesta, in padella, come capretto, vitello spezzato, poll astrini teneri, quasi alla maniera che usano i cacciatori.
Cacciatori: V. Chasseur.
Cacciucco: zuppa o intingolo di pesci di vario specie e assai drogato. È voce dialettale livornese e, come voce toscana, registrata dal Petrocchi. Risponde press’a poco al bouille abaisse marsigliese, al brodetto del litorale romagnolo.
Cachemire: voce volgarizzata in cascimirra o casmirra e così registrata dal Petrocchi, ma l’uso porta a pronunciare alla francese. Cascemir o Casmir è il nome d’un regno dell’India Britannica da cui prima provenne questo finissimo tessuto di lana.
Cache-nez: letteralmente nascondi-naso, cioè ciarpa che ricopre dal freddo il naso e la bocca. Voce fr., dell’uso fra gli eleganti e nel linguaggio della moda.
Cachessìa: ter. med., dal greco cacòs = malvagio e exis = disposizione. Parola che non ha senso determinato, ma che designa ogni specie di turbamento profondo delle funzioni organiche.
Cachet (lettere di): voce storica che indicò in Francia, sotto l’antica monarchia, le lettere del re col suo sigillo contenenti un ordine; e più specialmente si intendevano quelle contenenti ordine di esigilo o di prigionia. L’abuso che se ne faceva, spesso arbitrario, fece sì che l’Assemblea costituente le abolisse (15 gennaio 1790).
Cachet: suggello, impronta, stampa e poi indole, maniera, modo di fare. È parola francese comune, specie nel linguaggio elegante mondano: sigillo è voce rimasta per indicare l’impronta su la ceralacca. Per l’etimologia V. lo Scheler. Cachet è chiamata dai farmacisti quell’ostia compressa, o capsula, contenente una polvere amara: cachet di salòlo, di bisolfato di chinino etc.
Caciocavallo: formaggio speciale dell’Italia meridionale in forma come di grandi zucche oblunghe, legate insieme e poste a cavalluccio, onde il nome.
Cactus: dal greco cactos, pianta spinosa e grassa, coltivata per la sua bizzarra forma ornamentale. Il fico d’India (C. opuntia) che in Sicilia forma siepi naturali e dà un frutto fresco e squisitissimo quando è mangiato sul luogo, è la specie più notevole. In francese è cactus, in italiano trovasi tradotto in catto e cacto, ma sono voci poco usate.
Cadeau: voce fr., entrata ampiamente nell’uso, anche del popolo; che dice spesso cadò un bel cadò, specie annettendovi l’idea del dono inaspettato e gradito.
Cadenzare: (fr. cadencer) per dare una particolare cadenza o ritmo ad un verso, ad un periodo e simili, è brutto neologismo. Così il Rigutini.
Cadoche: V. Kadosch.
Café-chantant: nota specie di caffè con teatro e spettacoli vari, con giuochi, bizzarrie, fantasie e specialmente eccitazioni muliebri di danzatrici, cantatrici, dicitrici, il che ne costituisce l’essenza. Spesso è un teatro costruito appositamente e con grande sfarzo. Offre il vantaggio di assistere a spettacoli attraenti e salaci insieme alla libertà del caffè, cioè di fumare, bere, mangiare, andare e stare. Il buon costume non è il carattere distintivo di tali ritrovi. L’uso è d’importazione straniera, attecchito però benissimo. La locuzione è stata anche tradotta in Caffè concerto. Così infatti la poetessa Annie Vivanti intitolò una specie di suo romanzo autobiografico.
Caffè-concerto: V. Café-chantant.
Caffeiera: voce usata per indicare il recipiente elegante in cui portasi il caffè già fatto. Dicesi anche caffetiera, voce che il Petrocchi nota in tal senso. In francese c’è Cafetière., n. f. Vase pour fair e et verser le café.
Caffeina: alcaloide del caffè, usato in medicina come potente eccitante del cuore.
Cafòne: voce dialettale dell’Italia meridionale, estesa poi ad altre regioni: indica persona plebea, villana, rozza, maldestra. Termino ingiurioso. Il D’Ambra (Diz. Napolitano) lo fa derivare da κακόφωνος.
Cagnara: letteralmente l’abbaiare dei cani, poi significò grida, rumore, questione e simili, onde la locuzione far cagnara. Voce tipicamente romanesca, poi passata nell’uso della lingua familiare e comune di molto regioni della media Italia. Il Petrocchi la registra nel suo Dizionario