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di Alfredo Panzini 93


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Milano, 30 Settembre 1914.

Ho trovato Bologna normale, Milano — poi — normalissima.

Quel giorno, due agosto, fu un momento di pànico. Forse io ne ebbi un’impressione eccessiva: i signori erano in villa, le cocottine erano in missione ai mari ed ai monti.

Oggi la città ha l’aspetto normale. «Si credeva peggio — dice la gente — Molta merce si spedisce in Germania».

Si sente parlare di esaurimento: i giganti in guerra cadranno in istato comatoso e allora verrà fuori l’Italia e dirà: «Che cosa c’è? Son qua io!»

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Ho trovato per via — dopo un anno — il dottor Biagi, un savio e valente medico. Egli va a portare la salute, e nel mondo si porta la morte.

Dice sorridendo: — Io non ho mai creduto troppo negli uomini.

Io gli domando: — Non era anche lei uno dei credenti nei destini umani? Oh, da quando ha perso la sua fede?

— Da quando ho assistito ai drammi di Sofocle e di Eschilo. Ma già! Quando ho visto che gli uomini di duemila e cinquecento anni fa ragionavano come adesso, ho detto: Addio fichi!