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di Alfredo Panzini 431

Io stesso, se fossi in loro, non andrei certo nel peripato a conversare con Platone.

***

La sala da pranzo era l’opposto della città grigia. Era tutta scintillante di candore...

Fu servito un bellissimo pranzo.

C’era la moglie del borghese con molti diamanti sopra le sue grinze. Ella ammirò molto il tessuto di lino di cui era coperto Pitagora.

C’erano due figli del borghese, tonduti coi ciuffi, e coi vestiti da sportsmen, i quali risero assai perchè Pitagora rifiutò di servirsi di un sanguinante rostbeeff e con un sorriso pacato e porgendo la palma della mano rifiutava whisky con soda water.

C’erano due uomini politici. C’era un letterato di fama locale, che fu molto felice di fare la personale conoscenza di Pitagora.

C’era una bella signora dal pallore spirituale che aveva la schiena nuda e fu entusiasta di uno smeraldo che Pitagora mostrava all’indice quando respingeva il whisky.

— Magnifico quel cabochon, signor Pitagora!

— Serve di freno alla lussuria.

Disse il primo signore politico:

— Interessante questa notizia di giornale: