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414 | Diario sentimentale |
E anche del caffè al mattino non poteva fare a meno.
Questo glielo portava la padrona di casa, una donnetta fiorentina, tutta silenziosa.
Ma sapea fare a scrivere, ed ogni sabato sera il signor maggiore trovava sul comodino una lista di spese inverosimili, una somma sempre più grossa.
Caffè, stiratura, lucido per le scarpe, attaccature dei bottoni, smacchiatura, rammendo. Persino spazzolatura.
Il signor maggiore aveva letto il De Amicis.
«Le padrone di casa del tempo del De Amicis devono essere morte tutte! — mormorò tristamente il signor maggiore — , e se non sono morte, i letterati sono grandi impostori».
Poteva il signor maggiore sopprimere la stiratura?...
No, non poteva! Se il signor maggiore non vedeva il colletto bianco e duro, e due ben inamidati polsini fuori delle maniche della giacchetta nera con due gemelli d’oro, non vedeva più nemmeno la sua personalità.
Un giorno il sarto che gli portò la fattura di un abito nero, aveva scritto: lire mille!
«Qui — disse il signor maggiore — conviene lanciare all’assalto le riserve. Là».