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di Alfredo Panzini | 413 |
Ma, «zampone di Modena con crauti, lire quattro».
«Lo mangerò domani».
Ma domani c’era ancora il menù con zampone di Modena, ma lire cinque!
«Mangiamolo, se no domani sarà lire sei».
Delusione! Lo zampone era buono. Che cosa non è buono per lo stomaco del signor maggiore? Ma era una fettina. Almeno dieci fettine, con mezzo fiasco di Pomino! Invece, un quartuccio... Ah, che malinconia! Diceva spesso tra sè: «Se invece che alla spalla fossi stato ferito allo stomaco, sarebbe stato un vantaggio». Avrebbe potuto farsi la barba da sè, la qual cosa col braccio infermo non gli era possibile.
Che se il signor maggiore poteva sopprimere uno dei tre pasti, mai sarebbe uscito per le vie, se non sbarbificato; e il più modesto barbiere ricercato nei vicoli remoti, dopo aver detto: «mi dia quel che la vuole», pretende due lire, almeno. E non è lui che la pretende, ma la tariffa che è lì, la quale fu stabilita dalla Camera del Lavoro, la quale fu stabilita dalla Confederazione Generale del Lavoro, la quale fu approvata dal Ministro e dal re, perchè c’è ancora il re: insomma da una di quelle autorità imperscrutabili come gli antichi tiranni. È meglio non discutere: si ubbidisce, e si paga! Là!