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386 Diario sentimentale

giare un boccone e si inghiottisce puzzo di cadavere concentrato».

Ah, sì, signora, bisogna variare la tavola!

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10 Settembre, 1916.

Treni, treni di soldati al fronte, carri bestiame, con banchi. Sono territoriali: grossi baffi. Salùtano lentamente. Non frasche o bandiere. I càrichi di bestiame e questi càrichi umani mi si confòndono nella testa. Oggi è grigio, freddo, piove. Ci addentriamo nell’inverno. Il bàratro della umanità non ha fine.

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15 Settembre, 1916.

Cosa ho ingoiato oggi che mi riprendono i terrìbili crampi allo stomaco? Effetti del dolce fico, o segni premonitori? Arrivo in bicicletta in farmacia. Piove: è freddo. «Caro farmacopòla, permetti che mi stenda». Mi stendo sul sofà della retrobottega. «Sì, quella ricetta: morfina, cocaina e acqua fontis».

In passa? (non passano i dolori), — mi chiede indifferente la moglie del farmacista.