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384 Diario sentimentale


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I cipressi, nel cortile accanto, sono tutti di porpora e oro. Sono triste. Qualcosa di duro ha urtato contro il mio animo e lo ha ridotto in frantumi. Vedo nell’aria la villana vecchia e magra. Scende ad attingere acqua e la versa nella vasca di pietra affinchè i buoi bèvano. Essa è come la guerra, che toglie gli uomini dalle loro case e li versa nelle trincee perchè la morte li beva.

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Tutto ha sapore di cervello umano. Io vorrei portare qui dentro una madre che abbia un figlio in guerra: io credo che in capo a una settimana non esisterebbero più nè imperatori, nè re, nè generali. E le poverette, a casa, credono che i feriti vengano curati, ed i morti sepolti con la croce e il nome: cose che si vedono nelle illustrazioni della «Leipsiger», disegnate in redazione!

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Un nostro grande poeta tenta con arte questa istessa materia macabra.

Descrive così:

Avevo già veduto un soldato riverso ne la mota gialla della trincea, col rancio nel gozzo, col