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370 | Diario sentimentale |
della guerra» ha fatto rìdere molta gente. Che c’è da ridere?
Penso alla madre del giovane morto, Meloni. Egli non amava molto sua madre.
«Che cosa pensa, professore? — ella mi domandava. — Già a me non lo può dire quello che pensa. Chi sa quali cose...»
Ma io pensavo a lei, e anche alla sua salsa di pomidoro. Ella aveva comperato i pomidori, e ne aveva fatto venti fiaschi di salsa fresca.
«Sempre fresca! — diceva — par di mangiare i pomidori freschi. Una bontà!»
I fiaschi tutti puliti su le assi; fuori il bucato, fatto da lei, steso sui fili di ferro che circòndano il giardino, il giardino coi tamarischi, le petùnie, gli astri, i gerani, su cui passàvano brividi di frescura marina, alla sera.
«A letto, a letto, galline!» ella diceva alle sue galline.
Oh, sèdula, o meravigliosa, o tutta linda!
«La cena è pronta. E non viene, quel figliuolo! E io mi metto a frìggere.»
Friggeva la crema e i bignè con le mele.
«E non viene!»
E guardava là verso il mare.
Ah, ecco! L’àbito bianco di lui s’intravvedeva nelle tenebre.