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di Alfredo Panzini 31

siani! Un vecchietto sì stacca infine con un grande fascio di banconote da cinquecento. È felice.

Saluta un amico che sta in fila. Ma, poi, un improvviso dubbio l’assale. Chiede a bassa voce all’amico: — Questa roba qui avrà poi valore?

Sento un uomo che dice ad un altro uomo, con meditazione:

— Sai cosa bisognerebbe fare oggi? Mutare tatti i valori in oro! Sùbito! Non capisco.

***

Mi raccolgo su me stesso e mi domando: «ma che bisogno ho io di pigliarmela così calda? In fondo questa guerra non è il fallimento più clamoroso di tutte quelle idee di umanità, di fratellanza, di pace, a cui non ho mai voluto apporre la mia firma.»

Ah, quanto ne soffriva Teodoro Moneta!

Diventava rosso come un gambero, e il ciuffo dei capelli bianchi gli si rizzava sulla fronte.

Caro e buon Moneta! gran vecchio, cieco e dolente, ora!

— Sapete — mi disse un giorno, — anche perchè io sono pacifista? perchè cerco di comporre il dissidio fra italiani e slavi dell’Austria? Perchè sento che un conflitto armato con l’Austria ci sa-