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350 | Diario sentimentale |
soldato scava, si nasconde la testa. Dopo mezza ora sono tutti nascosti: come topi.
Vinca o perda la Germania, noi non salveremo i nostri Dei.
A un chilometro dalle trincee, la vita riprende: donne fanno il burro, curano le cune, scòpano anche i calcinacci delle granate.
Nelle retrovie tumulto enorme, sul vero fronte si parla piano. Ogni notte si versa (da dove?) su la terra un lavacro d’oblio.
Quale è il piano di guerra? Il trenta per cento di morti! L’ho inteso dire da un generale: occorre per ritirarsi il trenta per cento di pèrdite! Mi è venuto in mente Caligola, che nòmina senatore il suo cavallo. Che cosa ci vuole a fare di un cavallo un grande uomo? Mettètegli dei pennacchi, portàtelo in giro bardato, e il popolo finisce col persuadersi. Di fronte al generale mi sono sentito tìmido e mi sono messo sull’attenti. È così! Uòmini col pennàcchio, uòmini senza! Però quante nòbili figure! Il capitano d’artiglieria Scarampa: «el Scarampa», come dice il pòpolo dei soldati. Magro, lungo, enorme naso come Cirano de Bergerac: è sempre lì assorto all’osservatorio. Lì si apparta, stùdia per individuare il «pezzo» nemico. Ordina le scàriche con un processo nervoso, caratteristico. Il pòpolo dei soldati