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di Alfredo Panzini | 293 |
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3 Agosto, 1915, Bellaria.
Il calzolaio di Bellaria legge il tìtolo del giornale: «Ritratti di soldati morti. I morti per la santa guerra d’Italia.»
Commenta: — Santa! E intanto vanno tutti nei ritagli!
Attorno al suo deschetto è tutto un cimitero di ritagli di suole di scarpe.
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La Frankfurter Zeitung scrive così:
Noi vogliamo essere un popolo nuovo, non nel senso di dominare e sfruttare come hanno fatto i nostri nemici e come fanno ancora, ma nel senso di esser loro guide e condottieri, di che nessun popolo ha più del nostro il diritto, giacchè sente in realtà l'amore della pace, della giustizia e della libertà, ma nello stesso tempo per la disposizione metodica del suo spirito, per la sua facoltà di sviluppare organicamente l’opera comune umana verso le direttive dell'ordine necessario all'assoggettamento del singolo alla generalità, esso sarà guida salutare contro la svogliatezza e la degenerazione.
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De Robertis mi scrive pregàndomi di mandare uno scritto per la «Voce» del settembre, in onore tutta di Renato Serra. Io scrivo su Renato Serra cose vere come fossero finte, e cose finte