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di Alfredo Panzini | 275 |
stica, la storia d’Italia nel secolo scorso. Ciò valesse almeno a correggere l’errore in cui quasi tutti gli italiani vivono, che la resurrezione d’Italia sia opera di popolo, mentre è opera di martiri e di eroi, combinata con insperate fortune diplomatiche, come ebbe a significare brutalmente quell’altro principe germanico, Ottone di Bismarck, quando disse che l’Italia si era costituita mercè tre S: Solferino, Sadowa, Sèdan.
Può dunque ben darsi che una forza, quasi nascosta alle nostre stesse coscienze, ci abbia ora portati alla guerra contro i tedeschi, acciocchè per un maggior sacrificio di popolo fosse adempiuto l’antico difetto, e l’Italia acquistasse piena coscienza di sè. Vedremo questo effetto, o, invece, ne vedremo una diverso?
Dice il poeta Orazio: àmphoram coepit institui. Cur urceus exit? Vedremo una bella anfora, oppure un vile orcio?
Vedranno i nostri nepoti.
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20 Luglio 1915, Bellaria.
Il cielo era chiaro, l’orologio segnava le cinque del mattino. E il sole? Eccolo. Il sole alle