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un comunicato. Secondo: l’intero Risorgimento è costato una miseria: è stato un terno al lotto. Conclusione: quanto non pagammo allora, dobbiamo pagare oggi.

Caro Papini, tu vuoi dire che i debiti, in un modo o in un altro, bisogna pagarli; e ciò che non pagarono i padri, pagano oggi i figliuoli?

Paghiamo pure! Non sarà male speso tanto sangue e tanto dolore se per esso troveremo quella coscienza nazionale, che così di frequente, leggendo le nostre storie, noi troviamo significata per queste parole: finalmente l’Italia aveva trovato una coscienza nazionale! E poco dopo, con sorpresa, leggiamo ancora: l’Italia aveva trovato una coscienza nazionale! Ma non l’aveva già trovata prima?

Ma che dire quando il più potente e il più giovane fra i partiti politici, dico i socialisti, vàntano come loro maggior titolo per essere accolti nella futura Città del Sole, il non possedere coscienza nazionale?

Aveva forse ragione il principe di Metternich quando giustificava la oppressione austriaca, dicendo a noi: «Voi non siete nazione, voi siete regione; Italia è nome letterario e geografico»?

A me non dispiace questo modo crudele che usa il Papini di compendiare così, a base di stati-