Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/23


di Alfredo Panzini 17

midito, per nulla pentito: «Ma questa era la guerra di classe! la guerra non si fa coi guanti; la teppa rappresenta gli eroici sanculotti della nuova rivoluzione. Vi si preparassero i signori borghesi!»

***

Di queste cose m’intrattenevo nel mese di luglio — quando il sipario dell’orrenda tragedia europea non era ancora levato — con l’amico Renato Serra, qui in Bellaria, lungo la riva del mare.

Renato Serra — non se ne dolga l’amico, restio ad ogni lode — è una delle più luminose intelligenze che io abbia avuto la ventura di conoscere in questi ultimi tempi; e se le cose andassero come dovrebbero andare, il suo posto sarebbe ben altro che in una deserta biblioteca di Romagna. Egli si trova oggi in tutta piena giovinezza: alto, quasi atletico, quasi imberbe, coi nervi molto a posto (non come i miei): porge tuttavia, a prima vista, l’impressione di un ragazzone, riguardoso e quasi timido. Ma quando guizza la spada del suo pensiero, diventa invece timido e riguardoso chi l’ascolta. Non che egli sia o folgorante parlatore o dialettico. È persuasivo perchè è profondo, arrendevole, umano. Parla pianamente con spiccata cadenza romagnola, chiudendo un po’ le palpebre quasi a meglio concentrare la sua imagine di pensiero: spesso, un impercettibile sorriso! Dà piacere