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220 Diario sentimentale


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19 Maggio ’15.

Il piccone lavora in fretta sull’acciottolato. Che è?

Raccordo tramviario, davanti a casa mia, per l’Ospedale Militare.

Uscendo per le vie, ho l’impressione che tutta la gente parli più sommesso.

Titì parla, gioca, come tutte le mattine. Parla con la pupa. Ne ho un’impressione strana di stupore.

Viene da me il sergente Vagliasindi, l’atletico ragazzo siciliano, senza paura. Conosce la lotta giapponese. L’ho fatto ragionare un’ora. Dice sorridendo: «Ah, lei, professore, sospira il verde, la quiete, l’idillio della campagna, il maggio! Ma sa lei quale campo sterminato di guerra, è la campagna nel maggio? Se non ci fossero i falchi chi ci salverebbe il grano dai passeri?»

Parla con volubilità della guerra eterna fra tutti gli animali, visibili ed invisibili. Pare quasi felice di farmi lui da professore, una buona volta.

Io stavo a fronte bassa: «Già, ma e allora il battesimo?» E pensavo a San Francesco che dava il battesimo tutte le volte che incontrava una bestia.