Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/201


di Alfredo Panzini 195


arrivare al trattato di Vienna, nel 1815, che diede un qualunque assetto all’Europa, quanti anni ci vollero? E la guerra dei trenta anni, dopo la Riforma di Martin Lutero

Egli inoltre possiede gli incartamenti segreti di tutti gli uomini politici vivi e morti.

Giolitti? Un traditore? Ma no! Un grossolano, che vede i fatti giorno per giorno, ma non li connette. Salandra? Un professore. Sonnino? Un uomo altamente stimabile, ma che per la sua chiusa ruvidezza allontana tutti.

— Nessuno a Milano — dice lui — vuole la guerra. Ci sono dei ventriloqui che la gridano, c’è una campagna giornalistica fatta bene. Qualche ingenuo! Ecco tutto. Ma nessuno vuole la guerra. Li interroghi ad uno ad uno. Ciao!

E va a casa. Cammina senza cappello e d’inverno senza cappotto. Si riscalda coi bagni freddi! I suoi figli sono i documenti storici. Comandini è povero, ma possiede tesori di carte, cimeli, rarità. Lo studio è imbottito. In alto ha una soffitta tutta piena di carte.

A proposito della Svizzera: un elegante giornalista, germanofilo, assicura che la Svizzera non farà alcuna opposizione al passaggio dell’esercito germànico. Si limiterà ad una protesta formale. In una settimana, nelle carrozze della Gothardbahn, i tedeschi sono a Milano. Dispóngono di