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bulgaro, e perciò gli domando se i bulgari vogliono bene alla Russia, e quindi marciare a fianco della Russia, che ora va male, molto male! La Bulgaria pagherebbe così anche un debito di riconoscenza verso gli Czar.

— Sì, Bulgaria vuol bene a Russia, ma vuole quelle sue fette di Macedonia — risponde quel giovanotto. Quanto alla riconoscenza egli non fa parola: mi dice poi che ha già preso parte, come volontario studente, alle due guerre balcaniche.

Ne ragiona con indifferenza, così come io lo guardo con stupore.

— Così che lei ha ammazzato molta gente?

— Probabilmente.

Io sono commosso, lui no.

Guardo la cattedra su la quale siedo, e mi domando: «che sto a fare qui?»

Per avere quelle fette di Macedonia, lui e tutti i bulgari in ventiquattro ore fanno mobilitazione.

Gli parlo della causa dell’umanità, ma ci sente poco. Però mi assicura che, dopo, quando avranno avuto la Macedonia, i bulgari saranno contenti e torneranno in pace a fare i contadini come prima.

Ma è curiosa! Far la guerra per la Macedonia! Mi fa l’effetto che la Macedonia sia una cosa che c’era una volta, al tempo di Filippo re di Macedonia padre di Alessandro il Grande.

Ma il russo, ebreo, protesta in un suo goffo lin-