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di Alfredo Panzini 189


tolina del gigantesco germanico, mio scolaro del Filologico.

Una forza strana, maligna mi spinge a mettere accanto, al contatto, le due cartoline-ritratto. Uguali! Una profanazione? Sono uomini.

***

Giungo in ritardo alla scuola. Non ho anima, non ho voglia di fare lezione.

Do un compito: «Dite con sincerità quale pensate sia il vostro dovere nella vita».

Uno scolaretto, un po’ bècero, un po’ barabba, rosso, sano, sta con la penna in aria in idiota ispirazione.

Mi siedo presso di lui. Domando piano:

— Lei è felice?

Sorride. È sorpreso dalla strana domanda.

— Certo — risponde —, gli affari vanno bene.

— Come «gli affari vanno bene?»

Risponde: — Mando molto vino a Marsiglia, a Tolone; in Germania non più tanto, adesso.

— Ha avuto mai dispiaceri?

— Mai.

— Allora lei è felice perchè guadagna?

— Si. — E il sorriso gli sta fissato nel volto.

— Quanto?

— Non so, molto! E tutti quei denari sono la mia eredità. Adesso non ne posso disporre, ma