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da offrire per compenso a tutte le ingiustizie dell’universo, ma questo ci basta: è il nostro cristianesimo, che ha perduto tutto il Dio e tutta la speranza, non ha perduta la tristezza e il gusto dell’ eternità. Del resto viviamo perchè non se ne può fare a meno, e la vita è così.

Disse il mio giovine amico:

— I tedeschi non capiranno mai questa parole di Renato Serra; musica ad un sordo! Già, questa è la guerra di un popolo diventato sordo. Pensi alla leggenda di Attila, che vive nel Veneto. Attila prima di parlare, abbaiava. Così i germani, in pena del loro orgoglio, abbaiano!

  • — Come può — mi chiese poi Gino — vivere in Cesena un giovane come Renato Serra?

— Felice come un re in incognito! Il pensiero letterario e filosofico in Romagna non ha troppo valore, e perciò si gode colà il beneficio di vivere in incognito.

Badi però che Serra presentemente è ufficiale, al confine. Almeno così, da quest’ultima cartolina da San Vito al Tagliamento. Vede questa parola: finalmente? Egli sentiva la fatalità di questa soluzione e la desiderava. La cosa è tanto più notevole perchè Serra non crede nella guerra come speci-