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di Alfredo Panzini 159



«E d’altronde quale cosa di meglio che ottenere le rivendicazioni nazionali senza guerra?

«Che se poi voi, italiani, sentiste così prepotenti ardori bèllici da voler varcare i confini, ebbene varcateli; ma per arrivare... sino ai Carpazi insieme con noi; e allora vi potrà essere dato qualche cosa di più! C’è Nizza, Savoia, la Corsica, Malta, Tunisi. Non vorrete mica lavorare, romanticamente, per la Russia! per l’Inghilterra!»

Tali sono le voci delle rose.

***

Bàggio (Milano), 17 aprile 1915 — Ghè ôna minestrina cont i rana — mi disse oste, nn uomo tozzo, di media età avanzata, di media statura, con due grossi baffi grigi, ma una cera assai onesta. — Non ha mai mangiato la minestra con le rane?

— No! Ma mangerò lo stesso quello che c’è, quello che pare a lei. Già — aggiunsi mentalmente — nel momento in cui siamo, bisogna prepararci a mangiar di tutto. Purchè, badi, non vi siano rospi.

— Oh! — fece il bravo uomo mortificato. — Sentirà anzi una cosa scicca. È proprio adesso, in aprile, che son buone le rane! Mia moglie le sta preparando. Minestra rinfrescativa!

— Allora appunto quello che ci vuole nel caso mio. Mangeremo le rane e la minestra con le rane.