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di Alfredo Panzini 157


quel cortese tremendo libro, Germania imperiale.

La mattina, l’ambasciatore, fa la sua bella cavalcata per villa Borghese, sopra un bel cavallo bianco, senza coda.

Quando è notte, poi, tiene conciliaboli coi nostri uomini politici ai quali dice che ama molto l’Italia, dopo la Germania, si intende!

Si sente la voce della Villa delle rose: la ho udita ripetuta, riecheggiata da tanti; in lettere, in conversari, in giornali; da letterati, da italiani, da italiane, dimoranti in Italia, dimoranti in Germania. È un coro: il coro delle rose.

Esso dice:

«Ma voi italiani avete sognato, o piuttosto l’Inghilterra vi ha fornito oppio, morfina; ma certamente voi avete sognato!

«La Germania non ha mai pensato di dominare il mondo. Non si è mai proclamata popolo eletto. La Germania non ha mai provocato la guerra. Essa è stata provocata. Ecco tutto! Certi scritti? Esuberanze di un popolo forte. Scritti senza importanza, abilmente propalati dall’Inghilterra, che approfittò della ben nota franchezza germanica. Il Belgio? Nessuno più lo compiange della Germania. Ma fu sua colpa! È documentato oramai. Il Belgio sanguinante? È come il mostro lagrimèvole coi moncherini coloriti col minio, che l’Inghilterra conduce in giro per le fiere allo scopo